Barriere architettoniche al museo di Melfi. Soluzione provvisoria

Marta Ragozzino, direttrice del polo museale di Basilicata, risponde alla lettera di protesta di una donna disabile

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Gentile Signora Fiorenza, innanzi tutto mi scuso sinceramente per le difficoltà e i disagi che ha incontrato, che oscurano tutto il lavoro che stiamo facendo. E’ una cosa insopportabile, e lei ha ragione.

Le “barriere architettoniche” (e tre scalini sono una barriera) non sono degne di un museo moderno, anche se questo si trova all’interno di un castello storico complesso come quello di Melfi, dove gli interventi utili a garantire l’accessibilità devono trovare il giusto equilibrio con i segni del passato.

Scusandomi ancora per quanto accaduto, devo però ringraziarla per la sua bella lettera, che mi aiuta a orientare meglio (e subito) il nostro lavoro.

Mi presento anche io, mi chiamo Marta Ragozzino e sono la direttrice del Polo museale regionale della Basilicata del quale fa parte il Museo archeologico che ha visitato.

Ho scelto di risponderle personalmente proprio perché quanto mi scrive è molto importante, molto giusto e, soprattutto, mi impegna direttamente, anche perché ho fatto dell’accessibilità fisica e culturale dei nostri musei uno dei principali temi della mia e nostra azione.

Stiamo lavorando in tutti i musei della rete, la maggior parte dei quali già perfettamente accessibile, ma non siamo ancora arrivati ‘a regime’: in particolare a Melfi stiamo facendo lavori articolati, permessi da un finanziamento europeo, che non sono completati: come avrà visto il museo è ancora un cantiere.

Ma, come lei giustamente scrive, questo non può essere una giustificazione: non è pensabile che i servizi igienici dedicati al pubblico disabile siano in un’area ancora non accessibile.

E’ peggio che non averli, suona come una presa in giro. Soprattutto se uno è indotto a pensare che le scelte fatte siano solo adempimenti, per essere a norma o per riempire una casella della “Carta dei Servizi”. Non è il nostro caso, carissima Adele.

Per questo, mentre si perfezionano gli interventi che qualificheranno l’accessibilità anche a Melfi, intendo fare, grazie alla sua sollecitazione, dei gesti semplici e immediati, tra cui posizionare subito una apposita rampa per abbattere la barriera di quei gradini.

Una piccola cosa che si può fare subito e che può servire a far capire a tutti noi che tre gradini possono essere una distanza insormontabile e queste distanze non ci devono essere più.

Mi auguro che lei voglia continuare ad aiutarci a trovare le soluzioni migliori per abbattere le distanze, la sua/vostra esperienza e le sue/vostre necessità devono diventare imprescindibili lezioni e punti di riferimento.

Per questo la ringrazio ancora e spero che ci voglia concedere presto una seconda opportunità.

 

Marta Ragozzino

 

 

 

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