Lavoro nero e vendita dell’olio sfuso danneggiano il settore olivicolo e ingannano i consumatori foto

Se n'è discusso a Matera in un convegno sulla nuova filiera olivicolo-olearia

Ieri 14 dicembre, l’incontro “La nuova filiera olivicola-olearia”, a Matera, ha fornito dei dati per la campagna olearia tuttora in corso in Basilicata. L’Oprol – Organizzazione Produttori Olivicoli Lucani – associata alla Cia, registra: 3 milioni di kg di olive lavorate, 510mila litro d’olio prodotto, un fatturato diretto di 210 mila euro ed un fatturato indiretto di 3,2 milioni di euro.

«É davvero un’annata buona – ha riferito il presidente Rocco Pace – per la campagna olearia lucana sia per la qualità che per la quantità».

L’Oprol conta circa 3000 soci, di cui circa 2000 in provincia Potenza e circa 1000 in provincia di Matera, e oltre 2.200 ha olivetati. La filiera è costituita: dai soci olivicoltori, da quattro centri di raccolta olive situati a Lavello, Montescaglioso, Grassano e Ferrandina, da 4 tecnici agronomi presenti su tutto il territorio regionale, da 7 frantoi che producono olio extra vergine di oliva e commercializzano direttamente al consumatore finale e da una rete commerciale indiretta che commercializza sempre direttamente al consumatore finale.

«Nella filiera Oprol – ha sottolineato Pace – l’olivicoltore può beneficiare di una molteplicità di servizi gratuiti quali l’assistenza tecnica, informativa, gestionale e formativa. Inoltre, vengono concessi il monitoraggio dei principali parassiti e agevolazioni particolari ai soci che conferiscono minimo il 25% della propria produzione olivicola sulle potature e anche sull’acquisto di macchinari e attrezzature».

La Basilicata, dunque, deve controllare integralmente la filiera “dalla terra alla tavola”, proseguire l’attività con le altre associazioni di produttori olivicoli, far riconoscere l’IGP dell’olio extra vergine di oliva Lucano, comunicare la valorizzazione dell’olio in Italia e all’estero e realizzare attrattori enogastronomici.

Una grande criticità esistente, in tutta la regione, nel settore olivicolo, che ostacola fortemente la competitività e la valorizzazione dell’olio extra vergine di oliva di alta qualità è: la vendita di olio sfuso, il cosidetto olio paesano, e il lavoro nero.

«Questo ci fa capire – sottolinea il presidente dell’Oprol – come le truffe danneggiano il settore olivicolo e ingannano i consumatori».

Le priorità del settore olivicolo sono gli investimenti in nuovi impianti e il recupero di oliveti abbandonati in modo da incrementare le produzioni con lo scopo di: creare nuovi posti di lavoro, evitare che i giovani abbandonino l’agricoltura, migliorare le condizioni di dissesto idrogeologico e contribuire a migliorare il paesaggio.