In Basilicata chi chatta vince, chi lavora perde

Un dirigente ricattato per foto a luci rosse può ancora maneggiare denaro pubblico?

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E’ notizia di pochi giorni fa lo scandalo a luci rosse che ha coinvolto un non meglio precisato funzionario dell’amministrazione pubblica regionale. Il dirigente in questione avrebbe subito un ricatto da parte di una coppia di “delinquenti”. Coppia arrestata con l’accusa di estorsione. Avrebbe chiesto denaro per non diffondere foto imbarazzanti. Pare che l’uomo avesse anche incontrato in più occasioni la ragazza delle foto nei pressi della sede del proprio ufficio e avesse già pagato somme considerevoli cedendo al ricatto. Ora, quella coppia è finita sui giornali con foto, nomi e cognomi. Mentre il nostro diligente funzionario è rimasto, almeno sui media, un’anonima povera vittima. Va bene così.

Non va bene, invece, che l’ente a totale partecipazione pubblica, in cui la vittima occupa una posizione apicale, faccia finta di nulla. Il signore in questione è dirigente generale di un’area strategica in questa importantissima società, in quota Pd. Un dirigente con responsabilità importanti e ben pagato che, invece di lavorare, impiega un pezzo del suo tempo a chattare con una bella donna. A questa donna invia foto che lo ritraggono nudo, subisce un ricatto. Esce dal suo ufficio, diverse volte, per incontrarla in sussulti sexy, e per pagare il complice di lei. Viene scoperto dalla polizia nel momento in cui cede denaro ai ricattatori nei pressi della sede dell’azienda pubblica. Viene portato in questura e, dopo qualche tentennamento, ammette il ricatto. Tutta la faccenda finisce per un giorno sui giornali dove i presunti ricattatori sono messi alla gogna e il presunto ricattato è tenuto ben nascosto, giustamente, all’opinione pubblica.

C’è un però. Da cittadino mi sarei aspettato le dimissioni di questo signore, considerando il ruolo che ricopre con responsabilità diretta nella gestione di centinaia di milioni di euro, di appalti e di servizi strategici per la popolazione lucana. Mi sarei aspettato che l’azienda lo costringesse alle dimissioni. Aspettativa delusa. Il signore starebbe al suo posto e continuerebbe a gestire risorse pubbliche e relazioni pubbliche con una credibilità pari a zero. In fondo “è un uomo sfortunato” ormai attempato, con moglie e figli che, poverino, si è lasciato truffare da due delinquenti. Questo pensano i vertici, colleghi del nostro dirigente? Quel pover’uomo, se ancora al suo posto, rappresenta un’azienda importante, siederebbe a tavoli tecnici, e continuerebbe a dare ordini a destra e a manca ai dipendenti. Con quale credibilità? Magari quel signore più che un pover’uomo è un uomo del Pd, protetto dai soliti amici influenti?

In questa Regione la dignità è finita in soffitta. Si punisce il funzionario che denuncia l’inquinamento e si premia chi è indagato per disastro ambientale e magari condannato per abuso d’ufficio o per omissioni in atti d’ufficio. Si punisce chi denuncia le malefatte e si premia chi spende il denaro pubblico in altre faccende affaccendato.

Piena comprensione umana per il dirigente, nessuna condanna morale da parte mia, ma le responsabilità vanno esercitate fino in fondo. In questi casi è da responsabile dimettersi. E l’azienda sarebbe responsabile se applicasse i provvedimenti disciplinari del caso.

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