La solidarietà del Cai di Matera alla donna che ha denunciato il vicepresidente del Consiglio regionale

La nota del presidente, Ivana Giudice

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In un’epoca che si professa civilizzata come la nostra, in cui la modernità è arrivata quasi in tutto se i rapporti più civili tra i sessi sembrano essere ancora una conquista lontana, ad esacerbare il fenomeno della violenza maschile contro il genere femminile, mistificandolo con i contorni della “normalità”, contribuisce anche la mentalità di taluni.

La gravità della vicenda che vede coinvolti una donna, vittima di violenza, ed un uomo (delle istituzioni), arrestato  per stalking, si commenta da sola. Non sarà sicuramente la mitezza di carattere o le opinioni (personalissime) di amici e colleghi dell’arrestato, a minare la dignità e la credibilità della vittima, o a giustificare comportamenti violenti con una semplice non accettazione della fine della relazione amorosa.

Spiace constatare che, nonostante l’allarmante dilagare del fenomeno in questione – che, ahimè, anche nella nostra regione sta raggiungendo livelli apicali -, non è ancora radicata, nella coscienza di molti, ma soprattutto (dato più allarmante) di chi ricopre un ruolo istituzionale ed anche in certa stampa che pare alimentare il sessismo di genere, l’idea che la violenza, in qualsiasi forma esplicitata, devasti sempre la vittima, configurandosi come un atto da stigmatizzare, non giustificare.

Ricordiamo, in proposito, a chi ha probabilmente dimenticato questo dato fondamentale (e che è motivo di preoccupazione per noi che ci occupiamo di violenza, dal momento che con le istituzioni dovremmo interagire collaborativamente, non contrapporci negativamente), che, il fenomeno della violenza di genere, racchiude qualsiasi forma di aggressione, vessazione, maltrattamento, minaccia, creazione di un clima di ricatto, di persecuzione, proveniente da un uomo e diretto ad una donna.

Tutti i comportamenti che non tengono conto della volontà della donna, che ha diritto a dire di sì e di no a qualsiasi idea o proposta come qualunque essere umano dotato di diritti e dignità, sono di per sé comportamenti violenti. E lo stalking è un reato introdotto nel nostro ordinamento nel 2009, configurandosi tale ogni atteggiamento violento e persecutorio che costringe la vittima a cambiare la propria condotta di vita, relegandola a vivere in uno stato di paura per la propria incolumità e quella delle persone a lei care!

Anche l’art 1 della Dichiarazione Onu sull’eliminazione della violenza contro le donne così recita: è “violenza contro le donne” ogni atto di violenza fondata sul genere che provochi un danno o una sofferenza fisica, sessuale o psicologica per le donne, incluse le minacce, la coercizione o la privazione arbitraria della libertà. Per la Convenzione di Istanbul (2011), la violenza sulle donne è una forma di violazione dei diritti umani e di discriminazione.

Un pensiero speciale non può non andare da parte mia e di tutto il C.A.I. alla donna materana e alla sua famiglia, per il coraggio di “dire basta” chiedendo aiuto alle forze dell’ordine, che hanno saputo recepire efficacemente tale richiesta. Ritornare alla vita, respirando poco alla volta quella libertà ormai persa è un simbolo di grande dignità, che diventa ancor più preziosa per infondere quello stesso coraggio alle tante vittime ancora nascoste.

Ivana Giudice, presidente Cai-Centro Antiviolenza Matera

 

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