Il silenzio troppo rumoroso e i leoni da tastiera

"La denuncia del consigliere comunale di Potenza, Giuzio, diventa un gesto etico"

Un silenzio troppo rumoroso, è da qui che voglio partire, da questo ossimoro.

È cronaca di questi giorni la denuncia del consigliere Francesco Giuzio sugli attacchi subiti dagli odiatori social, i cosiddetti “leoni da tastiera”. Gli attacchi, le perpetue denigrazioni vanno avanti da due anni. Prima nel suo ruolo di allenatore di una squadra di calcio ed ora nel suo ruolo di consigliere comunale di opposizione con Basilicata Possibile, addirittura con una aggressione fisica.

Come sempre accade nel nostro Paese – ne è piena la cronaca – il calcio e la politica si fondono sempre nel peggiore dei modi. I tifosi si prendono troppo sul serio, estremizzano tutto. Per questo non mi piace il calcio, non mi piace per le sue continue derive violente e tendo sempre a dissacrarlo, soprattutto quando mio figlio mi racconta delle violenze verbali tra i suoi compagni di scuola per le tifoserie calcistiche. Ed io gli ricordo sempre: Gabin, in fondo cos’è lo spettacolo del calcio? Sono semplicemente 22 uomini in mutande che corrono dietro a un pallone!

Bene ha fatto Francesco Giuzio, nella sua veste di allenatore di calcio e poi in quella di rappresentante politico a non sottovalutare queste manifestazioni di odio. Denunciare questi personaggi diventa un gesto etico, bisogna fermarli perché avvelenano il tessuto sociale oltre che quello calcistico e sportivo.

Odiare ti costa” è il nome di una campagna per l’assistenza legale a chi è vittima di hate speech e leoni da tastiera”. Il linguaggio è veicolo di civiltà, bisogna arginare questo fenomeno e non permettere a odiatori social d’assurgere a opinionisti dell’ultim’ora, come è già accaduto nella nostra città. Non si può correre questo rischio.

Nella sua denuncia agli organi competenti viene fuori anche un’aggressione in strada, nella nostra Potenza, subita a poche ore dallo spoglio elettorale per le elezioni comunali e solo ora resa pubblica.

Il risultato alle urne ha minato l’identità di Potenza, questo è il primo fatto, passare come la prima città leghista del Sud ha lasciato una cicatrice profonda.

Quegli insulti e quelle minacce meritano tutto il nostro sdegno. La solidarietà mostrata da parte di molti cittadini al consigliere Giuzio ne è la prova. Quello che manca è la solidarietà del sindaco Mario Guarente e dei consiglieri di maggioranza. E questo è il secondo fatto.

Un sindaco che non ritiene di intervenire, prendendo le distanze dai quei violenti odiatori, con parole di civiltà, è molto preoccupante. Così come lo fu non prendere le distanze da quel saluto fascista nel suo comitato elettorale per festeggiare la vittoria risicata, che il quotidiano La Repubblica mostrò con la pubblicazione delle foto in tutta la sua magnificenza.

Nella stessa notte del famoso ballottaggio che consegnò alla storia il primo sindaco leghista di un capoluogo di regione del Sud, lo stesso Guarente dichiarò in un’intervista: “Ci tengo a dire che sono il sindaco dell’intera città, anche di una città spaccata e quindi mi rivolgerò con la stessa attenzione anche a chi ha votato Valerio Tramutoli”.

Ecco signor sindaco, è arrivato il momento di dimostrarlo con i fatti, non solo con le parole di circostanza.

Il suo silenzio è diventato troppo rumoroso, prenda una posizione. Bastava fare un comunicato stampa, o almeno delegare qualcuno a farlo al suo posto. Che cosa lo lega o l’ha legato a non farlo?

Festeggiare con il saluto fascista e sorridere alla vita è il secondo ossimoro. Non dimenticando mai che nel nostro Paese il fascismo non è una opinione. E quel saluto è ancora un reato.

Auguro, in queste vacanze natalizie, a lei sindaco di Potenza una pratica meditativa e guarente (participio presente del verbo guarire) della gratitudine. Sì, la gratitudine di avere l’onore di rappresentare una città intera e non solo una sua metà. Dimostri a tutti di esserne degno, anche a chi non l’ha votata.