Basilicata vittima civile della guerra per il Potere

Qualcuno ha aperto il fuoco, finita la tregua, si riapre il conflitto tra i gruppi di interesse intorno ai ranghi della burocrazia regionale

Esiste un metodo scientifico di distribuzione del potere nei ranghi della burocrazia regionale, degli enti collegati e delle aziende pubbliche o a partecipazione pubblica. Chi amministra, di qualunque schieramento, ha tra gli obiettivi prioritari il collocamento di uomini e donne di fiducia nelle posizioni strategiche. Quelle dove girano soldi, incarichi, appalti. Lo fanno aspettando il momento opportuno e con l’approvazione o l’opposizione di gruppi interni ed esterni organizzati in “confraternite” di interessi. Delibere e procedure sul filo formale della legittimità, approvate o concluse in date improbabili: il 31 dicembre, il 14 o il 15 agosto, il 2 gennaio e giù di lì. Questo gioco è noto a tutti, non è una novità. Un meccanismo antico che ha consentito a gente senza arte né parte di entrare nei ranghi del giornalismo, dell’imprenditoria, della politica, della pubblica amministrazione.

Quello che non tutti sanno è che quando le confraternite entrano in conflitto sulle nomine, sia dentro che ai bordi dei circuiti amministrativi e politici del Potere protempore, si scatena una vera e propria guerra senza esclusione di colpi. Ogni gruppo tira fuori le sue armi letali: il pacchetto di ricatti, il capitale di relazioni, il potere accumulato nel tempo nei confronti di vari portatori di interesse, le relazioni con esponenti della magistratura e dell’avvocatura, le truppe di incaricati e nominati in passato, i giornali amici. Insomma si scatena l’ira di Dio. Qualcuno dovrà subire il fango –anche giudiziario- sparso ad arte per indebolire la sua capacità di attacco e di difesa. Altri ancora dovranno accontentarsi delle briciole e rinviare a momenti migliori la rivincita.

Dietro la nomina o incarico o scatto di carriera c’è un percorso fatto di promesse, di reciproco giuramento di fedeltà, di costruzione certosina dei requisiti, delle procedure, delle condizioni e dei momenti opportuni per realizzare lo scopo. Una nomina si progetta, non si improvvisa, e richiede tempo. E quel tempo viene sottratto all’opera di perseguimento dell’interesse generale.

In queste guerre, sempre più frequenti, sono i cittadini e la Basilicata a subire danni collaterali inevitabili. Ogni volta che una guerra si conclude devono sopportare i nuovi nominati, o i vincitori fasulli di concorsi fasulli, che non sono diversi dai vecchi: inadeguati, arroganti, mediocri. Accade all’Egrib, all’Aql, alla Sel, nelle Aziende sanitarie, al Consorzio di Bonifica, all’Arpab, nelle municipalizzate, alla Regione, al Consiglio regionale, ovunque, a parte le rare accezioni.

Proprio in questi giorni, salta una tregua e si apre un nuovo ampio fronte di guerra dichiarata. Al centro decine di posti vacanti di dirigenza e posizioni organizzative negli uffici della Regione. I ranghi della burocrazia regionale aprono il fuoco con una dura lettera al presidente Vito Bardi. È difficile immaginare che le motivazioni delle loro rimostranze, legittime e condivisibili, siano esclusivamente dettate da ragioni di interesse pubblico. È probabile che qualche confraternita abbia deciso di cambiare strategia: da guerra di posizione, in difesa, a guerra di movimento, in attacco.

Ricordiamo sempre che l’apparenza è visibile a tutti, ma la realtà è visibile a pochi.