Basilicata, perché la politica è diventata uno strofinaccio?

Il leghista Pasquale Cariello è salito sul podio del cattivo esempio: il presidente Vito Bardi prenda le distanze

Siamo in presenza di politici che usano spesso un linguaggio ipocrita, fondato sull’ignoranza, con venature di violenza segno di incapacità ad esercitare il ruolo. Non è una novità, ma questa volta l’episodio non solo è imbarazzante, ma sconcertante.

Sul podio Pasquale Cariello, leghista consigliere regionale capogruppo, il quale a urne chiuse, dinanzi all’esito del voto così si esprime, rivolgendosi al suo compagno di partito senatore uscente e non rieletto Pasquale Pepe: Pasquale, abbiamo raggiunto un grande risultato…Adesso ‘teste’ sul tavolo dei traditori politici e dei tecnici degli enti sub regionali che grazie alla Lega hanno ricevuto uno stipendio per tre anni e mezzo. Hanno votato per Pittella senza un minimo di vergogna”.

Un linguaggio assolutamente inaccettabile per il tono e per i contenuti, violento, che somiglia al lessico mafioso. Ma quella frase contiene una notizia, o meglio la conferma di un andazzo: le nomine negli enti sono frutto di una contrattazione basata sullo scambio. “Io ti nomino e tu mi porti i voti al momento opportuno, sei a disposizione del partito e dell’esponente che più di altri ha caldeggiato la tua promozione.” Se volessimo usare il linguaggio di Cariello diremmo: “ti faccio guadagnare uno stipendio, purché firmi un patto di fedeltà al partito, ma se non lo rispetti sarai considerato un traditore e faremo saltare la tua “testa”. Questi tecnici e dirigenti chi sono? Chi sono “i traditori”. Lo dica Cariello. E sulla ipotesi del patto di scambio indaghi la magistratura che farebbe bene a chiedere all’esponente leghista spiegazioni più dettagliate. Di fronte a posizioni così esplicite e imbarazzanti, Bardi farebbe bene a pretendere chiarimenti e a sollecitare le dimissioni dal Consiglio regionale del suo esponente di maggioranza.

Ricordiamo, per dovere di cronaca, che Pasquale Cariello è stato già condannato in via definitiva per “minaccia e lesioni personali, aggravate dall’uso di un bastone”, la vittima è finita in ospedale con lesioni guaribili in 30 giorni.

Sempre per dovere di cronaca dobbiamo ricordare che Cariello è stato indagato per aver agevolato un’associazione mafiosa quando era consigliere comunale a Scanzano Jonico.

Dobbiamo anche ricordare che  nel corso della campagna elettorale delle regionali nel 2019 sarebbe stato proprio Cariello a portare Matteo Salvini nei capannoni dell’azienda ortofrutticola di Aldo De Pascalis a Scanzano. De Pascalis finì in carcere nel maggio 2021, due mesi dopo, accusato di riciclaggio di denaro proveniente dal traffico di droga. Secondo gli inquirenti “il canale di riciclaggio del denaro sporco dei trafficanti dei fratelli Solimando era reinvestito nell’azienda agricola De Pascalis, fra le più importanti del Materano che nel giro di pochi anni grazie agli apporti di capitali illeciti garantiti dai partners criminali è divenuta una realtà economica di rilevatissimo rilievo.” In quella circostanza, nel 2019, ad accompagnare Salvini per un incontro elettorale c’erano anche Pasquale Pepe, attuale senatore lucano e vice presidente della Commissione parlamentare antimafia e l’ex commissario leghista in Basilicata Marzio Liuni.