Racket, furti e danneggiamenti in agricoltura: 17 arresti tra Puglia, Basilicata e Campania

Ai domiciliari un 60enne di Montemilone

Questa mattina, circa 100 Carabinieri del Comando Provinciale di Barletta-Andria-Trani – supportati da personale del Comando Provinciale Carabinieri di Foggia, Bari, Potenza e Salerno, del 6° Nucleo Elicotteri, dallo Squadrone Eliportato Cacciatori Carabinieri Puglia e dal Nucleo cinofili di Modugno- hanno dato esecuzione -nelle province di Barletta-Andria-Trani, Potenza, Bari e Salerno- all’ordinanza di custodia cautelare -emessa dal GIP del Tribunale di Trani su richiesta della Procura della Repubblica di Trani- nella quale vengono riconosciuti gravi indizi di colpevolezza nel procedimento a carico di 17 soggetti indagati per più episodi di estorsione (anche con c.d. cavallo di ritorno), danneggiamento (anche tramite incendio), furto aggravato, incendio doloso, ricettazione, illecita concorrenza, induzione indebita a dare o promettere utilità, uccisione di animali e detenzione illecita di arma da fuoco, occorsi nell’ambito della Provincia e riferibili alla c.d. criminalità rurale. Tra gli arrestati un 60enne di Montemilone che è stato posto ai domiciliari.

Le indagini -condotte dalla Stazione Carabinieri di Minervino Murge e della Compagnia Carabinieri di Andria, sotto la direzione della Procura della Repubblica- hanno avuto inizio nel 2020 a seguito di alcune denunce per danneggiamento di culture agricole ricevute dai Carabinieri dalle vittime.

Secondo l’impostazione accusatoria accolta dal Gip nell’area del territorio murgiano e pre murgiano ricadente nei comuni di Andria e Minervino Murge sono attivi due gruppi criminali -tra loro indipendenti e con propaggini estese a Montemilone e Poggiorsini- che attraverso l’impiego di metodi violenti -tali da indurre un diffuso stato di assoggettamento nella collettività e consistenti nel compimento di estorsioni, danneggiamenti e furti in pregiudizio di imprenditori agricoli ovvero di proprietari di terreni- si contendevano la primazia nel controllo del territorio, cercando di imporre servizi di guardiania abusiva a titolo di protezione.

Alcuni degli indagati -inoltre- con l’utilizzo della violenza -consistita in danneggiamenti a seguito di incendio, minacce di ripercussioni fisiche nonché furto e danneggiamento di colture riuscivano ad imporre i prezzi dei prodotti ortofrutticoli in alcuni esercizi commerciali di Minervino Murge, portando la concorrenza a chiudere ovvero a rinunciare al proposito di rilevare attività commerciali (c.d. estorsione ambientale). In particolare, con l’intento di far desistere un imprenditore locale dalla volontà di rilevare una rivendita di ortofrutta in quel centro, veniva incendiato un prefabbricato di sua proprietà -adibito a deposito di attrezzi agricoli- che andava completamente distrutto; la vittima -in stato di assoggettamento psicologico a seguito dell’atto intimidatorio- rinunciava al proposito di acquistare l’attività commerciale.

Tra gli arrestati, figurano anche due guardie particolari giurate in servizio presso il locale consorzio di guardie campestri che risultano indagate anche per alcuni episodi di induzione indebita a dare o promettere utilità. In particolare -nell’ambito dello svolgimento delle loro funzioni, durante l’espletamento del servizio di controllo e prevenzione di reati predatori sorprendevano individui nell’atto di perpetrare furti nei terreni agricoli sui quali erano competenti a vigilare e -dietro minaccia di far intervenire le forze dell’ordine- si facevano consegnare somme di denaro, assicurandone così l’impunità.

Furti, danneggiamenti e incendi, venivano perpetrati non solo quali atti intimidatori, ma anche per la realizzazione del c.d. cavallo di ritorno; gli indagati -dopo aver asportato mezzi agricoli- con la minaccia implicita della mancata restituzione del bene, costringevano la vittima a consegnare somme di denaro per tornare in possesso dei veicoli.

Tra i numerosi episodi ricostruiti nel corso delle indagini, ne è emerso uno che si ritiene particolarmente significativo, nello specifico uno degli indagati -nella circostanza in compagnia di altro individuo- adoperando illecitamente un fucile da caccia, sparava a due cani randagi che si aggiravano nei pressi dei terreni di sua proprietà; l’atto di violenza provocava il grave ferimento di uno degli animali e la morte dell’altro. In seguito, militari del Comando Stazione di Minervino Murge -con l’ausilio delle guardie zoofile- rinvenivano la carcassa del cane con ferite da arma da fuoco ed accertavano che l’animale era dotato di microchip intestato al comune di Minervino Murge.

Il risultato conseguito costituisce l’esito dell’azione di contrasto ai fenomeni criminali predatori nella provincia BAT ed ha consentito di fare luce su 11 episodi di danneggiamento (di colture), 10 di furto (di colture e mezzi agricoli) e 6 estorsioni (anche con il metodo del cavallo di ritorno). Secondo una stima -operata dalla p.g. procedente- l’ammontare complessivo dei danni provocati ed il valore dei mezzi e delle attrezzature rubate danni ed i furti perpetrati, utili al successivo cavallo di ritorno, piuttosto che finalizzati ad imporre il proprio volere assoggettando le vittime, si aggirano su un valore complessivo di 425mila euro.

Dieci degli arrestati sono stati condotti presso la Casa Circondariale di Trani e 7 posti agli arresti domiciliari  nelle loro abitazioni, a disposizione del Gip.