Basilicata. Cittadini usati come scudo umano nella guerra dei soldi

Vogliono farci credere che cedendo alle richieste dei signori della fisiokinesiterapia e compagni si risolvano tutti i problemi della sanità lucana

Le strutture private convenzionate con il servizio sanitario regionale da mesi protestano, si agitano, minacciano l’interruzione delle prestazioni e poi passano alle vie di fatto. Il servizio sanitario pubblico arranca tra medici che fuggono, reparti ospedalieri a mezzo servizio, liste di attesa che si allungano oltre ogni limite di sopportazione. Sul palco della confusione c’è spazio anche per i campanilismi, tra mille contraddizioni. Per salvare i privati che da decenni fanno soldi sulla sanità si mobilitano, sindaci, partiti cosiddetti di sinistra e persino i sindacati. Mai vista una mobilitazione, soprattutto mediatica, con una campagna “terroristica” così anomala. Il braccio di ferro tra Regione Basilicata e padroni della sanità privata in queste settimane possiamo interpretarlo come uno scontro tra interessi politici e interessi economici. Un conflitto nel quale a rimetterci sono il servizio pubblico e i cittadini. La sanità pubblica certo è debole, ma quella privata in Basilicata non è da meno. Incapace nel corso della pandemia di assorbire le carenze del pubblico. Così che le liste di attesa nonostante gli sforamenti di budget per farvi fronte, sono ancora un problema drammatico. Diciamolo, è mancata e manca una programmazione regionale, un quadro dei limiti e dei criteri che deve regolare il flusso delle risorse e i tetti di spesa per le prestazioni esternalizzate.

Facciamo qualche domanda: è un caso che in Basilicata quasi la metà delle prestazioni erogate dalle strutture accreditate riguardi la FKT (fisiokinesiterapia)? Ciò vuol dire che un euro su due finiscono dove finiscono. Prestazioni facili, che richiedono scarsi investimenti a fronte di lauti guadagni. Le prestazioni di laboratorio assorbono – dati della Regione – il 26%, mentre le prestazioni di radiologia di primo e secondo livello valgono il 21% del budget disponibile.  Siamo certi che la preoccupazione principale di questi signori sia la salute dei cittadini? Uno dei temi è appunto la pretesa di farsi pagare a consuntivo con prestazioni non preventivate né inserite nel quadro di una programmazione delle risorse disponibili. Certo è conveniente. Decine di milioni ogni anno finiscono nelle mani di centri privati di riabilitazione ex art.26 della legge 833/1978 e decine di milioni finiscono nei centri privati di prestazioni di cura ex art.25 della medesima legge.

C’è chi sostiene che la sanità privata andrebbe ulteriormente rafforzata proprio perché pesa poco in Basilicata per causa di scelte politiche orientate a pompare risorse sull’ospedale san Carlo. C’è chi ritiene, il sottoscritto, che molte prestazioni attualmente erogate da centri privati andrebbero internalizzate nel servizio pubblico, nel quadro di una programmazione che preveda a carico del privato una gamma di prestazioni specialistiche che completino e qualifichino il quadro dell’offerta. Certo, questa ipotesi è complicata per causa delle connivenze tra operatori del pubblico e strutture private, tra politici e strutture private.

Perché la diagnostica e la FKT sono trattate allo stesso modo? Siamo certi che le prestazioni di FKT non le debba erogare il sevizio pubblico? Siamo certi che alcune prestazioni diagnostiche e di cura, soprattutto quelle in forma ambulatoriale, debbano essere erogate dal privato e non dal pubblico?

Il servizio sanitario pubblico è debole anche per scelte di convenienza finalizzate a orientare risorse verso interessi ben precisi. Questa debolezza, diciamolo, è stata spesso pianificata e alimentata. Certo, i cittadini hanno diritto alla libertà di scelta, devono avere la possibilità di decidere da chi farsi curare, da chi farsi fare un esame diagnostico. Tuttavia nelle condizioni in cui versa la sanità lucana, pubblica e privata, è difficile sostenere che questo diritto esista per tutti. In queste settimane i problemi della sanità sono stati confusi ad arte con una questione di soldi che è stata elevata al rango del dilemma: o la vita (soldi ai privati) o la morte.

Ecco, vogliono farci credere che cedendo alle richiese dei signori della fisiokinesiterapia e compagni si risolvano il problema delle liste di attesa e tutti i problemi della sanità. Il dramma è che c’è chi ci crede davvero.  In questa sceneggiata tutta lucana, a rimetterci, sia chiaro sono i cittadini, la loro salute e le loro tasche. Gli altri hanno ben da guadagnarci sia con le strumentalizzazioni politiche sia con il conto in banca.

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