Basilicata. La Sanità nelle mani dei falsari della salute

Vuoi l’ospedale sotto casa? Il punto nascite attivo? C’è sempre un politicante pronto a ingannarti

Prestazioni in cambio della salute. Gabbati e contenti. Tutti vogliono l’ospedale sotto casa, la neonatologia a due passi, la Tac appena girato l’angolo e così via. “Perché così mi sento tranquillo”. Personaggi di destra e di sinistra cavalcano le istanze emotive delle popolazioni locali senza fornire mai una soluzione che sia degna di una politica affidabile.

Appare tutto pittoresco ma siamo alla plateale falsificazione della realtà. “Il punto nascite non si tocca” e neanche il reparto di ginecologia, “l’ospedale pinco pallo non deve chiudere” e così via. Naturalmente i politici dicono sempre di sì, lasciando nel frattempo queste istanze a mezz’asta, in un limbo di incertezze costanti.

Certo, l’aziendalizzazione della sanità e la spending review di Mario Monti, hanno creato seri problemi ai piccoli ospedali. Dunque, tutto appare come una questione di costi.

Ma c’è un altro problema, che i nostri politici responsabili dello sfascio continuo della sanità fanno finta di non vedere. Siamo certi che un punto nascite che prescinde dal numero delle prestazioni garantisca qualità? Siamo proprio certi che un piccolo ospedale fotocopiato sul grande garantisca che l’assistenza erogata sia eccellente?

La gente vuole qualità, sicurezza, eccellenza nei servizi per la salute. È una legittima ambizione. Ma quasi mai è soddisfatta dall’ospedale in miniatura, anche se, dobbiamo ammetterlo le gaffe sono all’ordine del giorno anche in alcuni reparti di grandi ospedali. Ma questa è un’altra storia.

È improbabile che un chirurgo sia bravo se non esegue un elevato numero di interventi, la stessa cosa si dica per tutte le altre specialità. È improbabile che l’assistenza sia di qualità soprattutto quando le attrezzature e le tecnologie non sono adeguate perché troppo costose. Tra l’altro, nessuno garantisce che un piccolo ospedale sia sufficientemente coinvolto nelle reti di ricerca e di aggiornamento continuo. E la ricerca e l’aggiornamento sono cose serie.

Insomma, non basta dire “il punto nascita non si chiude”, c’è molto altro da dire, da normare, da riorganizzare. Perché il tema della qualità è fondamentale quando si tratta della vita delle persone. Eppure, le proteste, legittime, sembrano tutte determinate a chiedere prestazioni anziché salute. E certi politicanti sempre sulla cresta dell’onda ci inzuppano il biscotto, approfittando anche del fatto che la gente non è educata ad una corretta cultura della salute. Approfittando del fatto che i cittadini non chiedono altro che “prestazioni sotto casa per stare tranquilli in caso di urgenza”.

E ci inzuppano il biscotto perché sulla faccenda devono mantenere le loro filiere clientelari, il controllo sugli appalti e sulle carriere. Devono mantenere i loro amici primari con le braccia conserte, devono tutelare i loro pacchetti di voti. E la gente ci casca, sempre.

Le vere battaglie da fare sono almeno due. Sulle risorse, bisogna finirla di risparmiare sulla salute e sperperare sulla corruzione, sugli enti inutili, sugli sprechi di ogni genere. Bisogna smetterla con un sistema di redistribuzione della ricchezza che penalizza la moltitudine dei cittadini e favorisce l’élite economica e finanziaria. Sulla politica, bisogna smetterla con gli incapaci, con chi da decenni non riesce a riorganizzare un sistema per la salute che sappia valorizzare e riconvertire i piccoli presidi ospedalieri e rilanciare seriamente sui servizi territoriali di prevenzione e cura. Bisogna finirla con chi affida la direzione di aziende ospedaliere strategiche a mediocri giocolieri. E sarebbe anche opportuno che taluni politicanti la smettano di ingannare i cittadini.

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Articolo già pubblicato nel maggio 2020.