Basilicata, energia: adesso vogliono prendersi anche i nostri laghi

Il fotovoltaico galleggiante è un affare per pochi e un problema per tutti: tenere alta l'attenzione per evitare gli scempi della speculazione selvaggia

Gli impianti fotovoltaici realizzati su invasi, bacini idrici o sopra canali di irrigazione potranno essere realizzati con procedura abilitativa semplificata se dotati di una potenza fino a 10 MW. E’ questa la sintesi della legge 9 giugno 2023 “Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 14 aprile 2023, n. 39, recante disposizioni urgenti per il contrasto della scarsità idrica e per il potenziamento e l’adeguamento delle infrastrutture idriche”. Al momento è salvo il mare, ma semplicemente perché la salsedine ha un’azione corrosiva sui pannelli, che potrebbero richiedere più manutenzione, e poi c’è il problema delle onde e delle mareggiate. E dunque il galleggiante trova la sua migliore collocazione nei bacini idrici chiusi, dicono i signori dell’energia, della speculazione e dei profitti.

In Basilicata sono già 15 le istanze di costruzione di questi impianti, proposte molto prima che entrasse in vigore il decreto 39/2023. Le istanze riguardano le dighe di Monte Cotugno, San Giuliano e della Camastra e le vasche nell’agro dei di Sarconi, Lavello, Pisticci, Bernalda, Scanzano e Montalbano Jonico. Insomma, mentre si completa la saturazione degli impianti eolici che tra autorizzazioni in attesa di definizione e impianti già realizzati hanno occupato tutto l’occupabile, adesso è il turno dei laghi e degli invasi. I beni pubblici, i beni comuni lucani sono ormai ampiamente privatizzati con la scusa del risparmio energetico, della transizione ecologica, dell’efficienza nella gestione: il vento, l’acqua, il sole non sono altro che mezzi di produzione da cui imprese private ricavano profitti: petrolio, gas, sorgenti minerali, eolico, fotovoltaico.

Vecchi soggetti, quelli che hanno già devastato il territorio con l’eolico selvaggio e nuovi player si preparano all’ennesimo assalto al territorio lucano. Per la verità sul fotovoltaico in generale l’assalto è iniziato da tempo, basta guardarsi intorno. Ad oggi non sappiamo chi siano i titolari delle 15 autorizzazioni richieste, siamo molto curiosi. Ci torneremo. Fatto sta che nonostante i vincoli normativi sulla tutela delle aree naturalistiche e delle zone protette o zone speciali di conservazione, lo scempio, come già avvenuto con l’eolico è un rischio reale. L’approccio selvaggio all’uso del territorio e, in questo caso, delle acque, è una delle nostre preoccupazioni. Fanno bene gli ambientalisti e i sindaci a tenere alta l’attenzione. Evitiamo l’ennesima svendita del nostro patrimonio.