La Poesia di Alessandro Cannavale

L’ultimo lavoro, “L’agguato della tenerezza”, è un monumento all’amore che scava nelle ferite del nostro tempo

Impulsi utopici che disegnano un progetto di esistenza, nel tentativo di dare un senso al futuro già nell’oggi. E’ la sintesi che preferisco per parlare della poesia di Cannavale. Siamo in presenza di una scenografia poetica che nei versi si traduce in sceneggiatura della vita. Una vita da sperare, da ricordare, da stagliare all’orizzonte come un diario in divenire affinché il futuro possa coglierne l’insegnamento. “Scrivo perché/ resto fedele/ a ciò che resiste”. E ciò che resiste è la fede nella poesia. Leggendo L’agguato della tenerezza” trovi la risposta alla domanda: che cos’è la poesia? E’ azione e rivoluzione. Un impasto di parole destinato a lievitare nell’Altro per dare forma a un pensiero in movimento: un pensiero rivoluzionario. “Siamo tutti migranti/ su un mare di respiri. Provo a stare al mondo/ dentro un rifugio di parole:/ io scrivo per incertezza”. Quel rifugio di parole pagina dopo pagina si trasforma in una postazione di attacco, una controffensiva della tenerezza che sfida la violenza simbolica di un mondo che sta perdendo il senso dell’umano. Un mondo in cui rischiano di prevalere i “costruttori di muri, i dipanatori di filo spinato, sigillatori di porti”, per dirla con Marco Revelli. Tuttavia, in questo libro ho trovato la risposta a un’altra domanda: a che serve la poesia? Serve soprattutto ad evitare la caduta degli sguardi verso l’Altro, a fornire luoghi del pensiero e spazi rigogliosi di interiorità. Serve a cancellare il disegno di ragnatele svogliate tatuate dal tempo sulle nostre facce: “Il tempo si tatua/ sulle nostre facce/disegna sui visi/ ragnatele svogliate.”

C’è tanto altro da scoprire in questo libro capolavoro, ce lo dice Elisabetta Destasio Vettori nella sua prefazione: “In modo esplicitamente connesso, presente nei versi di Cannavale vi è un anello portante e fondante e che è rappresentato dalla terra madre, l’attaccamento ad essa, la riconoscenza per i luoghi che hanno generato la vita in tutte le sue prospettive, angolazioni, compresi i punti deboli, i difetti e le fragilità della catena di appartenenza. L’accettazione della morte, la sacralità e la benedizione delle nascite.”

Cannavale è un poeta sincero, uomo del Sud. Anche in questo libro c’è un ampio spazio poetico dedicato al racconto del Sud. “Un Sud radicato in una storia che nutre le figure poetiche avvolte in una dimensione metaforica originale”, come ho già scritto altrove. Nella poesia dedicata a Gaetano Salvemini Cannavale scrive: “Avide e pavide borghesie. S’invera l’antica profezia: seccano persino i rami al Sud. Anche la linfa avete portato via.” In pochi versi una storia intera, la narrazione di un Mezzogiorno che ancora aspetta l’ora del riscatto.

L’agguato della tenerezza è un libro da leggere, da interiorizzare. Contiene una poesia accessibile, godibile che allo stesso tempo lascia un’impronta nel nostro bagaglio cognitivo. Una poesia avvolta nella bellezza di parole che risuonano come una melodia del pensiero. Non è facile né superficiale, ma semplice; non è complicata, ma complessa. Alessandro Cannavale è destinato a diventare uno dei poeti italiani più importanti del ventunesimo secolo. Lo so, lo sento.

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