Autonomia differenziata. Da Bardi e dai leader leghisti Pepe, Cicala, Guarente servono parole chiare

Quello che non è più tollerabile è il loro silenzio che nasconde solo la opportunistica necessità di non disturbare il loro padrone politico Zaia – Salvini a scapito della collettività che li ha votati

Ferragosto è passato e ci si prepara a riprendere le attività. I molti discorsi fatti sotto gli ombrelloni e gli eventi estivi a cui, nostro malgrado, abbiamo assistito, ci hanno convinto che la questione della autonomia differenziata e le sue conseguenze sul nostro Sud siano tutt’altro che chiare ai più.

Vedere però l’insulso spettacolo offerto da amministratori eletti solo tre anni fa nel PD che applaudivano, come ragazzoni mai cresciuti, a Policoro le prodezze acquatiche di Salvini con la stessa inutile foga con cui per anni avevano scodinzolato dietro a Pittella e/o De Filippo, ci ha gettati nello sconforto.

La tentazione di arrendersi dinanzi a tanta sciocca insipienza è forte, eppure è doveroso farsi forza e continuare a spiegare e a parlare della gravità della situazione sperando che gli elettori della Lega Nord si ravvedano nell’interesse del Sud, di tutti e del bene comune.

Allora torniamo sulla questione nei termini più basici possibili.

Premesso che sul dossier n°104/1 2019 del Senato della Repubblica Italiana dal titolo “Il processo di attuazione del regionalismo differenziato” in merito alle richieste del Veneto e del suo governatore Luca Zaia si legge a pagina 22, per la precisione, che:

  • “in una prima fase occorrerà prendere a parametro la spesa storica sostenuta dallo Stato nella regione riferita alle funzioni trasferite o assegnate”
  • “tale criterio dovrà tuttavia essere oggetto di progressivo superamento (che dovrà essere completato entro il quinto anno) a beneficio dei fabbisogni standard, da definire entro 1 anno dall’approvazione dell’Intesa”
  • “I fabbisogni standard sono misurati in relazione alla popolazione residente e al gettito dei tributi maturati nel territorio regionale in rapporto ai rispettivi valori nazionali, rimanendo inalterati gli attuali livelli di erogazione dei servizi”

Non solo gli amministratori ma tutti i cittadini dovrebbero avere chiare le implicazioni di queste richieste. Le riepiloghiamo:

  • La ripartizione delle risorse in base alla spesa storica significa il mantenimento dello stato attuale di carenza di servizi e prestazioni del Sud rispetto al Veneto e al Nord Italia. Tanto per capirci se a Reggio Calabria mancano gli asili nido e a Milano ci sono in gran quantità, a Reggio continueranno a non averli e a Milano continueranno a finanziarli. Questo varrà per tutte le materie di autonomia richieste.
  • Tale condizione sarà fissata per almeno i prossimi cinque anni. Anni in cui quindi il divario Sud Nord continuerà a crescere poiché è ampliamente dimostrato, numeri alla mano dai CPT (Conti pubblici territoriali), che il contenimento della spesa pubblica che ha gravato soprattutto sul Mezzogiorno d’Italia ha conseguentemente determinato un allargamento del differenziale del PIL tra il Nord e il Sud.
  • La introduzione del gettito dei tributi maturati nei territori nella definizione dei costi standard implica una violazione degli artt. 2, 3 e 53 della Costituzione inserendo di fatto il principio che i cittadini che risiedono nelle regioni a maggiore reddito abbiano maggiori necessità di servizi e prestazioni pubbliche degli altri. Questo di fatto conduce ad una secessione del Veneto, e delle altre regioni del Nord, che mantiene per questa regione tutti i vantaggi dall’appartenere allo Stato Italiano senza accollarsi però lo svantaggio di una secessione formale in cui andrebbero separati i benefici e malefici di ciascuna regione, per esempio in termini di infrastrutture, dall’Unità d’Italia ad oggi con conseguente ristoro verso le regioni maggiormente sacrificate.

Detto questo, credo che i cittadini lucani abbiano il diritto di sapere su questa materia quale sia l’orientamento della Regione su queste richieste del Veneto. In particolare la posizione del Consiglio Regionale e del suo Presidente Cicala, della Giunta Regionale e del suo Presidente Bardi e dei rappresentanti lucani della Lega Nord nelle istituzioni locali e nazionali.

A titolo esemplificativo quelle di Mario Guarente, sindaco di Potenza, del senatore Pasquale Pepe, del Presidente del consiglio Regionale Carmine Cicala del sindaco di Tolve, che ha ritenuto opportuno dare la cittadinanza onoraria al leghista novarese Liuni per quali meriti poi nei confronti del comune di Tolve non è dato sapere, e di tutti i consiglieri espressi dalla Lega alle scorse elezioni regionali come anche da tutti i candidati nelle liste della Lega Nord nelle ultime tornate elettorali comunali, regionali e politiche.

Nel caso in cui siano d’accordo con le richieste del Governatore Luca Zaia ne esplicitino con chiarezza le ragioni. Nel caso in cui non le condividano dicano con altrettanta chiarezza perché e quali iniziative stanno portando avanti nel loro partito, Lega Nord, per avere la garanzia che in caso di successo elettorale della Lega alle prossime politiche queste istanze non trovino accoglienza nell’azione di governo.

Quello che non è più tollerabile è il loro silenzio che nasconde solo la opportunistica necessità di non disturbare il loro padrone politico Zaia – Salvini a scapito della collettività che li ha votati.

Come non è più tollerabile il ‘latinorum’ di qualche assessore che si trincera dietro dichiarazioni in cui ci si proclama non essere ‘tout court’ a favore o contro l’autonomia. Di questo “toutcourtismo” da don Abbondio non ne sentiamo proprio il bisogno.

Il tempo del politichese e del sottacere e di flirtare, legittimandole, con le pretese di Zaia, Fontana e Bonaccini è finito.

Purtroppo sulla materia dell’autonomia differenziata sono stati fatti molti errori, da parte di tutti i partiti, in specie dal Pd. Questo, di là dalla polemica politica, pone un punto di attenzione molto forte sul fatto che il Sud sia da anni privo di rappresentanza politica.

Forse ha ragione Massimo Cacciari dicendo che i popoli non esistono ma esistono di sicuro gli interessi delle persone che vivono all’interno di un confine nazionale o geografico.

Il drammatico prolungarsi della assenza di rappresentanza politica di questi interessi porta necessariamente alla loro rivendicazione. Da queste legittime rivendicazioni al separatismo identitario il passo rischia di essere molto breve.

Il Paese è sempre più sull’orlo del baratro economico e morale e la campanella ha suonato l’ultimo giro.

Chi è Pietro De Sarlo