Covid, Rionero in Vulture: il sistema non funziona, ma solo per chi non ha le conoscenze giuste

A chi sì e a chi no. Ancora una segnalazione su presunte corsie preferenziali anche tra persone risultate positive al covid

Di seguito il racconto di una persona che ci contatta da Rionero in Vulture per raccontare l’esperienza della sua famiglia in isolamento a causa del covid e la disattenzione delle autorità sanitarie preposte alla gestione dell’emergenza.

“Buona sera,
ho letto il vostro articolo sul caso della famiglia Nardozza di Rionero in Vulture. Esprimo estrema vicinanza a questa famiglia e colgo l’occasione per arricchire il racconto di particolari sconcertanti.

Noi, come la famiglia Nardozza e sicuramente tante altre, ci troviamo in isolamento fiduciario da 11 giorni, perché, purtroppo, mia sorella è risultata positiva al tampone, ed è inutile ripetere cose già raccontate, telefoni che squillano invano, medici di famiglia inascoltati, positivi ignorati: l’Asp ci ha completamente dimenticati e abbandonati. Le circolari ministeriali parlano chiaro, i protocolli da seguire sono noti a tutti, a tutti tranne che all’Asp di Rionero in Vulture che dovrebbe occuparsi di noi.

Non sono io, non è la mia famiglia, non è chi si trova nella nostra stessa situazione a dover spiegare cosa significa “contatto stretto”, quali sono durata e termini di isolamento e quarantena, qual è la differenza tra l’uno e l’altra; non siamo noi a dover implorare e supplicare una telefonata, a chiedere che i tempi, seppur consapevoli che non pedissequamente per surplus lavorativo, siano rispettati. Non siamo noi a dover spiegare a chi di competenza come bisogna muoversi e lavorare, ma dobbiamo essere noi a chiedere che ci sia giustizia sociale, perché è un nostro diritto.

Quanto ha già esposto la famiglia Nardozza è vero, ma è incompleto. Il sistema non funziona, ma solo per chi non ha conoscenze. E sapete perché dico questo? Perché proprio in questi giorni, proprio in questi attimi io e la mia famiglia siamo vittime di “sorpassi” nei tempi previsti per i tamponi, protocolli applicati in base al nome riportato sulla carta di identità, favoritismi ottenuti perché si sono fatte le giuste chiamate.

Riporto un piccolissimo esempio per rendere l’idea: nell’unico momento in cui l’Asp di Rionero in Vulture si è degnata di contattare mia sorella, per comunicale la positività, le è stato detto che ai contatti stretti dei positivi non è permesso, terminati i tempi previsti per l’isolamento, uscire per sottoporsi al tampone, bisogna attendere che qualche incaricato si rechi presso il domicilio ad eseguirlo. Avevamo anche chiesto, noi annoverati come “contatti stretti”, l’autorizzazione a poter procedere con tampone privato, trascorsi i tempi utili per l’isolamento, per lasciare spazio e tempo da dedicare ad altri. Seppur minimo, era il nostro modo di voler collaborare e cercare di alleggerire il peso di un lavoro che sembra infinito: ci è stato severamente vietato.

A chi invece è riservato il protocollo privilegiato è concesso recarsi al drive-in, quindi è concesso non solo uscire, ma è concesso anche non rispettare i tempi previsti dalla circolare ministeriale. La situazione è estenuate, stressante, complicata per tutti, nessuno escluso, ma il diritto alla salute è sancito dalla Costituzione e dobbiamo assolutamente denunciare e ribellarci a chi, anche in questo ambito, permette che siano percorse corsie preferenziali: siamo tutti uguali e siamo tutti sulla stessa barca.

La cosa non deve passare inosservata e ci impegneremo affinché le irregolarità commesse dall’Asp in questione siano portate all’attenzione delle autorità competenti e della cittadinanza tutta.