GigaFactory Stellantis: la fabbrica sarà a Melfi o a Torino?

Vinceranno i padroni della fabbrica. Decideranno loro in base alle convenienze: fiscalità di vantaggio, bassi salari, contributi pubblici, indole all’obbedienza della popolazione salariata

La GigaFactory, la futura fabbrica italiana delle batterie di Stellantis andrà a Torino o a Melfi? Il tira e molla sulla collocazione dell’impianto è emblematico delle condizioni in cui versano la politica, il sindacato, le istituzioni locali e, direi, la democrazia in questo Paese.

La Fiom organizza una manifestazione per portare la fabbrica a Mirafiori. Anche l’esponente del Pd, Stefano Lepri, che ha partecipato all’iniziativa, ha dichiarato su Facebook che “Ci sono tante buone ragioni per sostenere la candidatura di Torino. Ma la vera novità è che siamo tutti uniti e combattivi: partiti, datori di lavoro, sindacati. L’unione fa la forza!” La Fiom di Torino e il Pd fanno il loro mestiere sul territorio.

Ora, in Basilicata il sindaco di Melfi vuole la Gigafactory a San Nicola, il presidente Bardi dice “che ci batteremo per averla a Melfi”, i sindacati la chiedono, i lavoratori la vogliono. La Fiom nazionale che ne pensa? Il Pd di Enrico Letta la vuole a Torino o a Melfi? I sindacati piemontesi la pensano allo stesso modo dei sindacati lucani? Il Pd di Melfi è d’accordo con il Pd di Torino?

Ecco come ci siamo ridotti. Un tempo le imprese, le grandi corporation, erano tra loro in competizione sul mercato. Negli ultimi 40 anni lo scenario è mutato fino a determinare un rovesciamento dei rapporti di forza sul terreno della globalizzazione selvaggia. Adesso sono le organizzazioni politiche, civiche, sindacali, le istituzioni locali a competere tra loro per attrarre insediamenti produttivi sul proprio territorio.  Insediamenti inquinanti, di devastazione, di  saccheggio? Non importa, purché diano lavoro, anche se a condizioni inaccettabili. Le popolazioni si fanno la “guerra” e le multinazionali speculano sulla fame di lavoro e di reddito. Qui emerge l’altro paradosso del secolo: le imprese non domandano lavoro, lo “offrono”.

Chi la spunterà?  Melfi, Torino o chi altri? Probabilmente, considerati i trascorsi, la spunterà chi offrirà le migliori condizioni al prezzo più basso. Vale a dire chi, al netto delle infrastrutture indispensabili, accetterà senza battere ciglio i vincoli imposti dalla multinazionale.

In fondo, vinceranno i padroni della fabbrica. Decideranno loro in base alle convenienze: fiscalità di vantaggio, bassi salari, contributi pubblici, indole all’obbedienza della popolazione salariata. Grazie ai riformisti di tutte le stagioni.

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