Aglianico del Vulture: “Non c’è neanche un grappolo d’uva” foto

L'anno orribile di Andrea e di tanti altri produttori di Aglianico del Vulture. "Non era mai accaduto prima. Speriamo che andrà meglio almeno con le olive"

“Quest’anno niente grappoli, niente vendemmia, mai visto niente del genere, dobbiamo solo salvare tralci e viti per il prossimo anno”.  Si aggira incredulo tra i suoi ettari di vigneto, Andrea Carnevale, 61 anni. “Ormai è un mese che ci siamo arresi e neanche i trattamenti facciamo più”.

Siamo in un tempio dell’Aglianico del Vulture, il Macarico di Barile (Pz). Alcune circostanze durante la primavera hanno reso micidiale la tanto temuta peronospora. “Di giorno il sole, nel pomeriggio la pioggia, per più di un mese a fila”, sottolinea. E così “neanche il tempo di finire i trattamenti quotidiani che veniva a piovere e lavava via il trattamento bio che faccio ai vigneti. Ma anche chi fa il trattamento sistemico convenzionale ha avuto comunque danni altissimi”, osserva, indicando un altro pregiato vigneto che si estende tra il Macarico Piccolo e il Macarico. “Guarda questi grappoli – ci dice poi con espressione attonita – acini non ce ne sono proprio, quei pochi rimasti sono rinsecchiti, non si sono mai sviluppati”. E’ questo il dato più angosciante per un viticoltore. Non veder crescere il frutto di tanti sacrifici e di tanto lavoro eseguito durante tutto l’anno.

Andrea Carnevale

“Non ti dico quanto ci ho rimesso per fare tutte le operazioni necessarie, mi fa male solo pensarci”, è il suo sfogo. E a ottobre “non raccoglierò neanche un grappolo, mai accaduto”. Lui è convinto che dalle istituzioni arriveranno solo “sostegni di facciata, ma nulla di concreto che serva per ripianare la perdita di quest’annata orribile”. Eppure, aggiunge, “noi siamo i custodi del territorio, creiamo prodotti di qualità per il consumatore, se non veniamo protetti noi custodi, qui si rischia l’abbandono e il fuoco estivo. E l’avanzare inarrestabile delle multinazionali agricole. Se poi a qualcuno fa comodo così…”.

Andrea Carnevale

E’ un fiume in piena, Andrea. “Come faro? Chiederò credito alle banche per ripartire, sempre se mi accetteranno perché ho già un altro mutuo e sappiamo bene come vanno le cose con gli istituti bancari”. Lui, però, come gli altri viticoltori della zona, prova a non buttarsi giù. “Sono tanti anni che faccio questo mestiere, non mollerò, anche a costo di passare anni duri, con l’acqua alla gola”. E poi ritorna nervosamente tra i tralci della vigna e fa un’ultima, amara considerazione. “Non avevo mai visto una peronospora così aggressiva, ci sono stati anni in cui ho perso anche il 30% dell’uva, ma a perderla tutta, mai accaduto”. E scuote la testa. Come traumatizzato dall’anno orribile vissuto. Ora, però, già punta tutto sull’altro grande oro di questa terra: l’oliva. “Speriamo bene almeno con gli uliveti – fa gli scongiuri Andrea – ad agosto ne sapremo di più”.