Con l’Autonomia Differenziata vogliono toglierci anche le mutande

Non vi illudete, per la Lega Nord noi meridionali siamo sempre equiparati ai fratelli albanesi e africani, solo che non lo dicono più perché per fotterci hanno bisogno dei nostri voti

Il “Primum vivere, deinde philosophari” di oraziana memoria deve diventare la linea guida del Mezzogiorno d’Italia di fronte al dilagare della Lega Nord e dei suoi alfieri del secessionismo mascherato da ipocrite buone intenzioni. In primis Salvini e poi Zaia e Fontana.

Secessionismo mascherato poiché se si sa appena leggere e scrivere e far di conto si capisce che la distribuzione delle risorse economiche previste dal duo Fontana – Zaia nella loro autonomia differenziata mira unicamente a incamerare maggiori risorse, oltre all’attuale saccheggio fatto da anni a scapito del Sud, a favore del Veneto e della Lombardia.

Il peloso argomentare di Zaia e compagnia dice che la autonomia differenziata serve a far nascere una nuova classe dirigente al Sud che sappia ben amministrare. Il che detto da un esponente di un partito che si rifiuta di restituire 49 milioni di euro fottuti alla collettività, che ha prodotto mostri ridicoli come la Banca Padana o disastri miliardari a carico di Pantalone come le Banche Venete, per non parlare del Mose e delle recenti vicende fatte di eolico e rubli, appare un insulto alle intelligenze più basiche.

Se poi si considera che i neo salvatori della patria del sud leghista che dovrebbero ribaltare i trend storici di malgoverno sono le seconde e terze linee, rifiutate dal precedente sistema del PD, che opportunisticamente hanno abbracciato la fede della Lega Nord, il quadro assume tinte grottesche.

Ma ora si tratta di sopravvivere e quindi tutti gli altri che si sono combattuti devono unire le forze facendo pulizia al proprio interno.

Per prima il PD che deve sconfessare il secessionista dell’Emilia Romagna Bonaccini,  e chiedere una forte sconfessione al silente presidente del partito Gentiloni Paolo, che ha già firmato, per vile calcolo politico quando era presidente del consiglio, preaccordi con i secessionisti oltre ad aver accettato la distribuzione dei fondi per la coesione sociale al costo storico, e non in base ai LEP/LEA e che andavano in direzione dello scippo al Sud e che regalava al Nord le ultime mutande che ci erano rimaste.

Male, malissimo, ha fatto il M5S a non fare dell’autonomia differenziata la ragione della crisi. In tal modo avrebbe contribuito a gettare la maschera buonista della Lega Nord, sempre nordista e antiunitaria.

Ora, però, non ci si può limitare a fermare la deriva secessionista.

Grazie ai conti pubblici territoriali e ai preziosi studi di Gianfranco Viesti, Marco Esposito e della Federico II, che smascherano tutti i più beceri luoghi comuni del Sud assistito, occorre mettere a punto una piattaforma di rivendicazioni da sottoporre a tutti i governatori del Mezzogiorno e a tutti i partiti in modo da capire chi difende gli interessi del proprio territorio e dell’Italia e chi insegue il proprio tornaconto personale a scapito della collettività.

La piattaforma di rivendicazioni deve, a mio modo di vedere, essere concentrata su quattro punti su cui occorre fare chiarezza.

Il primo: recupero della evasione fiscale articolata per regione. I conti economici territoriali consentono di misurare la pressione fiscale di ogni regione. La più bassa pressione fiscale c’è nel Veneto con il 38,06% e la più alta è nel Lazio con il 46,45%. L’unica spiegazione per questo divario è l’evasione fiscale. Prima di qualsiasi trattativa sulla autonomia differenziata occorre la restituzione delle regioni a maggiore evasione alle regioni più virtuose della evasione compiuta. In questo caso solo il Veneto, negli ultimi 20 anni, ha sottratto almeno 60 miliardi di evasione fiscale al bilancio pubblico (per approfondimenti e per la tabella regionale della pressione fiscale https://www.basilicata24.it/2019/08/lautonomia-dei-furbi-paga-le-tasse-67183/).

Il secondo: recupero del gap di spesa sociale. Sempre nei conti economici territoriali si vede che la minore spesa sociale c’è in Campania con 4.344 mila euro per persona, contro la maggiore spesa sociale in Liguria con 7.420 euro per persona. Oltre al recupero di gap per la spesa sociale occorre compiere analoga operazione anche per la sanità e per la istruzione. Occorre quindi definire i LEP ed i LEA, rettificandoli per differenze oggettive come la densità di popolazione, e prima di ogni discussione sulla autonomia differenziata occorre che le regioni che hanno maggiormente beneficiato di questi squilibri restituiscano i danari alle regioni che hanno subito i maggiori malefici (per approfondimenti https://www.basilicata24.it/2019/07/autonomia-differenziata-diciamoci-la-verita-67125/  ).

Il terzo: corretta attribuzione fiscale delle imposte pagate da aziende e banche e interessi dei titoli di stato. Solo a titolo esemplificativo la fiscalità degli enti petroliferi va a vantaggio delle regioni dove queste hanno la sede sociale (Lombardia) mentre i disagi e gli impatti negativi ricadono dove avvengono le estrazioni. Solo per questo la regione Lombardia dovrebbe ridare alla sola Basilicata circa 16 miliardi di euro tra tasse e dividendi dalle estrazioni negli ultimi 20 anni.  Analoghe rettifiche devono essere effettuate per le banche e per i titoli di stato. Nelle regioni dove ci sono le estrazioni occorre inoltre chiedere la costituzione di un deposito cauzionale per il decommissioning.

Quarto: recupero del gap infrastrutturale. Il gap che si è formato in Italia sulle infrastrutture, valorizzandole al costo storico, vale, considerando anche la perdita di opportunità per la loro assenza, almeno 600 miliardi, a cui va aggiunto il gap di cui risente anche il centro Italia che è pari ad almeno 200 miliardi (per approfondimenti https://www.basilicata24.it/2019/02/autonomia-differenziata-presidente-del-veneto-luca-zaia-torni-frequentare-le-scuole-serali-62946/).

Se si ritiene che questi numeri siano sbagliati occorre dire perché e quali fonti alternative di dati li smentiscono.

L’ora dell’accettazione supina dei pregiudizi nei confronti dei meridionali e del Sud mafioso e inoperoso con i conti pubblici territoriali è finita per sempre. Ora c’è trasparenza e chiarezza e tutti potranno verificare la buona fede dei politici. Quella dei leghisti è pari a zero.

Tutti i cittadini del mezzogiorno dovrebbero chiedere conto di questi numeri ai rappresentati eletti della Lega e anche a chi li ha votati. Soprattutto negli elettori leghisti deve nascere la consapevolezza della reale natura della Lega Nord nei confronti del Sud.

Non vi illudete, anche se sono arrivati prima gli albanesi e poi gli africani per la Lega Nord di Salvini, Zaia e Fontana vale sempre il vecchio detto “Ammazza un terrone, risparmia un milione” e noi meridionali siamo sempre equiparati ai fratelli albanesi e neri, solo che non lo dicono più perché per fotterci hanno bisogno dei nostri voti.

Pietro de Sarlo

Chi è al link http://pietrodesarlo.altervista.org/chi-sono/