Gli riconsegnano la casa dopo 19 anni dal terremoto, ma i lavori non sono finiti foto

Un 60enne di Trecchina in sciopero della fame da sei giorni. L'uomo prosegue la battaglia iniziata da sua madre Serafina

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Carmine Marotta, speleologo 60enne di Trecchina, è in sciopero della fame da 6 giorni in segno di protesta contro la ditta che doveva ultimare i lavori di ristrutturazione della sua casa, a seguito della ricostruzione post terremoto del settembre 1998.

“Non mi fermerò fin quando la ditta responsabile non riparerà vizi e danni a quei lavori infiniti e mai eseguiti in modo sicuro e compiuto”, così Carmine, che dopo 6 giorni di sciopero della fame inizia ad avere seri dolori muscolari. Nonostante tutto ha deciso di non interrompere la sua protesta estrema.

Dopo 19 anni interventi solo parziali. Se non avesse dei risvolti seri e imbarazzanti sarebbe quasi una barzelletta. La mamma di Carmine si chiamava, Serafina Ferrara, da tutti conosciuta come zia Fifina.

Chiese l’intervento perfino delle trasmissione ‘Le Iene’ affinché i lavori alla sua abitazione, danneggiata dal terremoto ’98, venissero eseguiti prima della sua morte. Ma lei morì, ultranovantenne, a febbraio di quest’anno senza poter entrare in quella tanto amata casa. La battaglia ingaggiata da zia Fifina la sta proseguendo “per un fatto di dignità” proprio il figlio Carmine.

 A giugno lavori ultimati. Ma era solo una bufala  A giugno di quest’anno la ditta che doveva provvedere alla ricostruzione post sisma ha firmato la chiusura formale dei lavori a diverse abitazioni di Trecchina, tra cui quella di Carmine.

Ad agosto Carmine è entrato nell’abitazione ma ha subito notato che c’erano “vizi e danni”. Ovvero pioveva dal solaio. “In queste condizioni si rischiano danni alla struttura portante dell’abitazione”, sibila, stanco e affaticato, Carmine.

 Sopralluoghi senza interventi  Ad ottobre (2017) c’è stato anche un sopralluogo alle abitazioni, a cui hanno preso parte l’amministratore di condominio, la ditta responsabile dei lavori e i cittadini a cui dovevano essere riconsegnate le case. “Da allora, benché i danni sono stati constatati, la ditta non si è fatta più viva”, spiega il combattivo Carmine.

“A quel punto era necessaria una reazione forte – aggiunge – E così ho deciso di iniziare questo sciopero della fame” E non ha intenzione di mollare. “Lo devo a mia madre e alla nostra dignità. Non è possibile che dopo 19 anni, nonostante i fondi pubblici elargiti, non siano stati effettuati lavori dignitosi”. E ancora: “Aspetto che la ditta intervenga e mi risponda altrimenti il mio digiuno prosegue ad oltranza”

 

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