Parla l’ex sindaca di Ruoti, Anna Maria Scalise: “offesa due volte dall’ipocrisia di un certo garantismo”

"Uno degli uomini che mi hanno infangato invitato come relatore nelle scuole e nei convegni sulla parità di genere"

Anna Maria Scalise è rimasta in silenzio per molto tempo dopo gli arresti che un anno fa hanno scoperchiato la presunta macchina del fango messa in piedi contro di lei, in quanto sindaca di Ruoti. L’8 febbraio 2022 furono infatti arrestate 16 persone, tra queste l’ex sindaco Angelo Salinardi  e il giornalista, addetto stampa della Provincia di Potenza, Luigi Scaglione. Ed è proprio in riferimento a quest’ultimo che l’ex sindaca oggi, in una lunga lettera aperta, rompe il silenzio.

Raggiunta al telefono è un fiume in piena nel ripercorrere quanto accaduto a lei e alla sua famiglia, “in quanto sindaca e donna”. Ma soprattutto non nasconde l’amarezza per aver appreso che proprio “uno degli arrestati va nelle scuole a fare il relatore in alcuni dibattiti”.

“Oggi, a distanza di un anno, assistiamo ad una ennesima ingiustizia – afferma Scalise -dovuta ad un eccessivo garantismo aprioristico nei confronti dei presunti colpevoli, garantismo che contrasta con la necessità di dover tutelare anche la mia persona, vittima dei reati subiti. Vero è, infatti, che sino al terzo grado di giudizio esiste la presunzione di innocenza, ma è altresì vero che fino al terzo grado di giudizio c’è anche l’obbligo di dover tutelare la vittima, che diversamente rischierebbe di venire doppiamente offesa!”

Il riferimento è a due iniziative, una al Liceo Scientifico di Potenza, per il “Festival delle spartenze”, l’altra all’IIS di Bernalda-Ferrandina per la presentazione di un libro sul tema emigrazione. In entrambe Scaglione è intervenuto in qualità di presidente del Centro Studi Internazionali Lucani nel Mondo

“Nella vita sono una docente, -aggiunge l’ex sindaca-e ciò che mi sta indignando particolarmente negli ultimi tempi è vedere una di queste 16 persone, già arrestata ed oggi indagata, entrare proprio nelle nostre scuole in qualità di relatore. Mi chiedo, è possibile accettare che un indagato “in concorso con altre persone per atti persecutori, stalking, molestie e minacce con condotte reiterate, insistenti e durature”, possa accedere nei luoghi della formazione dei nostri figli, come se niente fosse accaduto? Quale credibilità può avere? Quale esempio può rappresentare? E’ opportuno per i nostri giovani?

La scuola, -continua la donna- oggi più che mai, è chiamata a promuovere l’educazione alla relazione di genere, al fine di sensibilizzare e formare le nuove generazioni per prevenire qualsiasi forma di violenza e di discriminazione, contrastando ogni tipo di aggressione contro la dignità della persona. Ci chiediamo all’interno di una scuola o di altre sedi istituzionali quali esempi di vissuto umano si stanno proponendo?Il buon senso vorrebbe che persone indagate per tali reati non diventassero relatori, moderatori,  cerimonieri finanche in eventi istituzionali sulla parità di genere, quando la loro posizione è fortemente discussa o discutibile.”

E qui il ricordo va al 13 aprile 2022, quando alla Provincia di Potenza si tiene un incontro in occasione della presentazione dell’indagine conoscitiva sulle quote di genere nei Comuni lucani. Anna Maria Scalise, che all’epoca era ancora sindaca di Ruoti, ricorda bene quel giorno: “Avevo ricevuto un invito generico sul gruppo whatsapp dei sindaci e così sono andata. Quando alcune colleghe mi hanno vista mi hanno ceduto il loro posto a sedere e invitata a prendere la parola perchè, per quello che mi era accaduto, ritenevano importante la mia testimonianza. Ho atteso che parlassero tutti e poi, alla fine sono intervenuta, facendo notare che una di quelle persone arrestate per reati nei confronti di un sindaco donna era in quella sala a fare da cerimoniere e per di più a poche ore dalla revoca del divieto di avvicinamento nei miei confronti. La stessa persona che oggi va a parlare nelle scuole, ai ragazzi”.

“Mi chiedo, cosa ne pensino il Garante dell’infanzia, l’Ufficio Scolastico Regionale, l’Ordine dei giornalisti, la Provincia, il Prefetto e le Pari opportunità? Da che parte è opportuno che stiano i rappresentanti delle istituzioni: dalla parte delle persone che subiscono o dalla parte di quelle persone che anche se generano violenza sono considerate “intoccabili”?

Il caso Ruoti -ricorda ancora-ha messo in luce un anacronistico e pericoloso retaggio culturale, perché l’accanimento contro una persona, ed il suo privato, subentra proprio quando non si riesce a scalfire in nessun altro modo la sua determinazione.

“Non mi esprimo sui fatti contestati circa gli atti persecutori, lo stalking, la calunnia, l’accesso abusivo a sistemi informatici, nè sulle eloquenti intercettazioni o su tutto l’impianto accusatorio che ha portato ad una serie di arresti di persone aventi come unico obiettivo ottenere le mie dimissioni da sindaco, farmi del male, distruggermi come donna e come professionista, per arrivare a nuove elezioni; ribadisco che ho solo difeso il mio ruolo pubblico a servizio della comunità di Ruoti, e prestato voce a tutte quelle persone che voce non hanno avuto”.

Inevitabile poi il ricordo dei giorni più duri quando “venivano affissi manifesti e locandine con la mia foto e con frasi indecenti a corredo, o quando anche altre donne dell’ente comunale venivano offese. E tutto senza che nessuno dicesse nulla al riguardo”.

Le indagini non sono state ancora chiuse, e risultano tutt’oggi indagati – alcuni ancora con misure restrittive del divieto di avvicinamento alla mia persona- l’ex vice sindaco Angelo Salinardi, il brigadiere dei carabinieri Davide Maletesta, gli ex consiglieri Rosario De Carlo e Rocco Antonio Gentilesca, il consigliere di minoranza vigile del Fuoco Angelo Faraone, il tenente della polizia locale di Ruoti Marianna Di Maio, la nipote di Angelo Salinardi, l’imprenditrice fornaia e casearia Giuseppina Salinardi, e Luigi Scaglione, addetto stampa, a tutt’oggi, della Provincia di Potenza.

Secondo la Procura, gli indagati, a vario titolo, si sarebbero resiresponsabili della divulgazione e diffusione con molteplici modalità di comunicati stampa, pubblicazioni online, di infamanti denigrazioni sul sindaco Scalise, create ad hoc, per screditarne l’immagine …Decine di denunce penali del tutto infondate ma capziose, con lo scopo di danneggiarne la reputazione, arrecarle uno stato d’ansia e un senso di vulnerabilità, rallentarne o paralizzarne l’attività amministrativa e ottenerne le dimissioni…La sindaca sarebbe poi stata insultata volgarmente e instancabilmente nel corso di diversi consigli comunali. A ciò si aggiungono indagini illecite, pedinamenti, appostamenti e report fotografici nei suoi confronti, del marito e dell’assessore Gentilesca”.

“Non avrei mai immaginato di dovermi difendere da comportamenti così aggressivi in quanto sindaco, al fine di colpire una istituzione, ed in quanto donna; hanno infierito senza pietà contro me e contro la mia famiglia. Se è vero che la giustizia è lenta ma inesorabile, è pur vero che una giustizia ritardata è una giustizia negata- ammette- Io non mi arrenderò, perchè il senso di responsabilità ha prevalso e prevale e perché alcune battaglie sono troppo importanti per non essere affrontate. E’ vero che bisogna aspettare fino al terzo grado di giudizio per stabilire l’innocenza o la colpevolezza di qualcuno ma nel frattempo le vittime con quale grado di giudizio di comportamento sociale devono confrontarsi?