Business del vento: il parco eolico Serra Martino e la pala del “papa”

Pare che un giorno di qualche anno fa, un politico abbia confessato in privato: “non c’è un funzionario della Regione che non abbia una pala eolica in famiglia”. Sarà per questo che è stata resuscitata l’autorizzazione unica a quel progetto?

Il progetto originariamente è proposto dalla società Alfa Wind S.r.l. che, in data 15 gennaio 2011, chiede l’autorizzazione unica per un impianto da 12 aerogeneratori per una potenza complessiva di 30MW, con rotore di diametro 104 metri di altezza e mozzo di 85 metri. Interessati in primis i Comuni di Oppido e Acerenza.

Il Comitato Tecnico Regionale Ambiente (CTRA) nella seduta del 27 settembre 2012, formula il proprio parere in seguito al quale l’apposito ufficio regionale rilascia il giudizio di compatibilità ambientale. Il CTRA prescrive – tra l’altro – l’eliminazione di 3 aerogeneratori per evitare l’effetto selva.

Il 12 marzo 2013 la società Gallo Due S.R.L. comunica di avere acquistato dalla società Alfa Wind s.r.l. il ramo d’azienda relativo al progetto.

In data 15 ottobre 2013 la Giunta Regionale della Basilicata rilascia il giudizio favorevole di compatibilità ambientale per il parco e per le opere connesse, in un territorio – questo il controsenso – caratterizzato da impianti irrigui fissi per l’agricoltura intensiva. Il mese successivo, l’ufficio regionale competente rilascia alla società Gallo Due S.r.l. l’autorizzazione unica per la costruzione e l’esercizio dell’impianto eolico, per una potenza complessiva di 22.5 MW e composto da 9 aerogeneratori.

Il periodo di validità del giudizio di compatibilità ambientale è, perentoriamente, pari a un anno per l’inizio dei lavori e a 5 anni per l’ultimazione di tutti i lavori. Quindi, la scadenza è stabilita a novembre 2018.

Nel frattempo, i lavori non sono mai stati avviati e il titolo autorizzativo è vicino alla scadenza. E allora che si fa? Semplice si presenta un progetto di variante sostanziale in corso d’opera.

 La Gallo Due S.r.l. propone la variante “sostanziale”

La variante al progetto prevede la modifica della tipologia dell’aerogeneratore con uno di potenza pari a 3,45MW, diametro del rotore di 136m e altezza al mozzo pari a 112m, e l’eliminazione di 3 aerogeneratori che da 9 diventano 6.

Dunque, la potenza complessiva rimane sostanzialmente la stessa, 20.7 MW a fronte dei 22.5 precedenti, ma i mostri da installare sul territorio hanno una portata di impatto ambientale e paesaggistico notevolmente superiore. Ciò nonostante lo screening di assoggettabilità alla procedura di V.I.A. risulta negativo solo perché le pale sono state ridotte ma di dimensioni mastodontiche.

Ad ogni modo, grazie a questa variante, il titolo autorizzativo viene prorogato, senza che, pare, vi sia una stima anemologica tale da giustificare l’incremento della potenza dei singoli aerogeneratori.

Alla fonte del progetto e quindi del procedimento autorizzativo originario il Comune di Oppido Lucano ha adottato una variante urbanistica? Se sì, questa variante è confluita nella Conferenza dei Servizi così come previsto dall’articolo 14 comma 4 della Legge 241/90? Perché se ciò non fosse accaduto per quale motivo la Regione ha rilasciato il titolo autorizzativo, e ha consentito la presa di possesso dei terreni da parte della società esecutrice dell’impianto eolico? Come è stato possibile certificare la regolarità amministrativa del procedimento autorizzativo?

Chi non vede e chi non sente

“L’area di interesse – scrivono i progettisti –  in particolare ricade nella zona bassa del territorio comunale, in prossimità del tratto del fiume Bradano che attraversa Oppido. I centri abitati più prossimi al parco eolico distano tutti in linea d’area oltre i 5 km: Genzano di Lucania 7 km; Tolve 9 km; Cancellara 11 km; Irsina (Mt) 15 km.”

In realtà, Oppido Lucano, che ospiterebbe il parco e che subisce il maggiore impatto paesaggistico, dista meno di 5 km e questo inficerebbe la procedura, ma tutto passa in sordina.

Seppure citato in altri passaggi della relazione, il Comune di Acerenza sembra scomparire dai radar che contano. Perché? Probabilmente perché l’impianto interferisce visivamente con la valle del fiume Bradano – uno dei paesaggi più belli d’Italia – e con uno dei borghi più belli, Acerenza. Dal balcone della valle – Acerenza appunto –  si potranno ammirare quei sei mostri di acciaio che violentano il paesaggio. Grazie ad un banale scambio di paesi, sul progetto incomprensibilmente compare Tolve al posto di Acerenza. Una furbata? (Vedi mappa qui sotto)

serra martino

La Regione Basilicata, per un altro impianto eolico, che coinvolgeva paesaggisticamente il territorio di Acerenza, ha proposto parere sfavorevole nella procedura di V.I.A. nazionale. Perché in questo caso assume una posizione diversa e contrastante?

Dubbi e dettagli sui dubbi

Pare che un giorno di qualche anno fa, un politico abbia confessato in privato: “non c’è un funzionario della Regione che non abbia una pala eolica in famiglia”. Sarà per questo che è stata resuscitata l’autorizzazione unica al parco di Serra Martina?

Il territorio di Oppido è la sintesi perfetta del teorema innanzi enunciato. Infatti, già il parco eolico di Piangorgo, in un’area ristretta di circa 1 km2, ospita due pale eoliche, la cui matrice genetica è riconducibile a familiari di noti funzionari regionali. Poiché non c’è due senza tre, nella particella 40 fronte strada SS 96 bis e capannone, nel quadrato, a meno di 300 m stanno realizzando una pala eolica di duecento metri di altezza, traslocandola dal parco Serra Martino in quello di Piangorgo a Oppido. (vedi foto sotto) Un autentico mostro da realizzarsi per soddisfare gli appetiti venali di un ex funzionario della Regione, auto nominatosi “il Papa” e della sindaca di Oppido? Chiediamo.

serra martino

Equivoco di fondo del parco eolico Serra Martino risiede nella variante sostanziale al progetto, come escamotage per resuscitare un’Autorizzazione unica regionale già morta e seppellita.

 Dubbi: il vento

A partire dai primi anni 90, allorché si cominciò a discutere al Ministero dell’industria con Regioni e Comuni di sviluppo delle fonti rinnovabili e di eolico in particolare, fu precisato allora e confermato poi (d.lgs. 387/03) che tutto sarebbe stato attuato in conformità delle leggi vigenti.

In particolare il presupposto per realizzare un parco eolico è la presenza costante del vento con determinate caratteristiche che debbono essere riscontrate nello studio anemologico effettuato nel sito di interesse, in conformità ai parametri del piano energetico regionale.

Qui casca l’asino: l’anemometro installato a Serra Martino nel 2011 verosimilmente diede un risultato negativo rispetto a quanto stabilito dal Piano energetico, 4 metri/sec, e di conseguenza l’opera non poteva essere autorizzata. Ma l’istruttore della pratica fece uscire il coniglio dal cilindro: avvalendosi dei dati anemologici del parco eolico di Piangorgo, che essendo pure negativi, facevano però riferimento al sito di San Chirico Nuovo, molto più ventoso ma distante circa 20 km dal luogo interessato all’impianto. In sostanza “il parco si fa qui ma i dati sul vento li prendiamo di là”.

Questo escamotage ha permesso di autorizzare nel 2013 e di rinnovare nel 2018 un titolo che a rigore di legge è assurdo. La società realizzatrice dell’opera è consapevole di questi artifizi? Infatti contestualmente all’inizio dei cantieri del nuovo parco, forse con la complicità dell’ufficio tecnico comunale di Oppido Lucano, è stato installato un nuovo anemometro, verosimilmente per legittimare a posteriori l’Autorizzazione Unica Regionale, che sarebbe nulla e già scaduta. Per non correre ulteriori rischi, l’anemometro è stato posizionato molto più in alto rispetto al piano di realizzazione del parco è questo sarebbe palesemente illegale.

Dubbi: La pala di famiglia

Tutti i parchi eolici, com’è noto, sono connessi alla stazione elettrica Terna di S. Francesco-Oppido. Lungo questo percorso qualche solerte funzionario regionale per indebita riconoscenza verso un ex collega detto “il Papa”, avrà pensato di omaggiarlo, posizionando una pala in un terreno di famiglia. Questa operazione ha comportato la creazione in appendice del parco Serra Martino nel parco di Piangorgo, a ridosso della SS 96 bis, un’autentica isola infelice.

A prescindere dal problema sicurezza per la viabilità, una pala di quasi 200 metri di altezza a circa 300 dalla strada è un’assurdità. Eppure, in quello stesso sito furono già soppresse due pale, verosimilmente per interferenza negativa con l’area archeologica del Trigneto, dove ci sono i resti di una antica Villa romana. In riferimento a queste testimonianze di resti storici il territorio di Oppido era stato ritenuto non idoneo a questi impianti nella Lr54/2015, altro che invocare il fantasma del mancato piano paesaggistico. Come mai questo vincolo viene sempre violato? Specie in questo caso, dove non sono rispettate le distanze previste per legge (vedi foto sotto). Cosa fa la sovraintendenza? Inoltre, considerato che questo parco viene riesumato in una maniera incomprensibile, si precisa che l’energia prodotta deve confluire in una stazione elettrica realizzata in violazione di leggi, così come riportato nei documenti regionali.  Il responsabile area tecnica del Comune di Oppido avendo permesso tutte queste violazioni di legge innanzi evidenziate è perseguibile di omissione di controllo inibitorio e di concorso in truffa per erogazione di fondi a danno dello Stato e dei cittadini che hanno subito per illecita imposizione questa opera? Chissà, probabilmente no.

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foto planimetrica

Dubbi: a che servono gli investimenti in agricoltura?

L’impianto eolico autorizzato è compatibile con la realizzazione dei lavori di completamento dello schema idrico Basento Bradano, Distretto G?

I terreni, di pregio agricolo, interessati all’impianto rientrano nell’area irrigua del Distretto G. La Gallo due, non si capisce in base cosa, rileva invece che quei terreni non sono irrigui. A che servono gli investimenti milionari per realizzare un mega progetto di irrigazione dei terreni agricoli se poi si permette  un’interferenza impattante di un impianto eolico proprio su quei terreni?

È risaputo che i territori ad uso intensivo del suolo agricolo non sono compatibili con interventi FER. La legge quadro obiettivo che promuove la realizzazione di opere irrigue è prioritaria sulla legge che promuove le fonti di energie rinnovabili.

Non a caso, il punto di convergenza tra la mala gestione del distretto G e l’eolico selvaggio trova a Oppido la massima espressione nel bocchettone di irrigazione ai piedi di pala eolica in prossimità della SS 96 bis. (Foto)

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Ennesima conclusione provvisoria

Sono anni che, attraverso le nostre inchieste e i nostri articoli, raccontiamo il disastro economico, ambientale, paesaggistico causato dall’eolico selvaggio in Basilicata. Abbiamo fornito dettagli, anche tecnici, e prove inconfutabili di abusi, violazioni di legge, strane connivenze tra esponenti delle istituzioni e imprese. Perché la magistratura non agisce? Quali ragioni di ordine superiore impedirebbero indagini e approfondimenti?