Verso le elezioni. Basilicata al centro di un disagio della politica: da Pittella al resto del mondo

Candidature esterne e personaggi in campo nel quadro di un disadattamento della base elettorale. Gianni Pittella cambia partito per "amore del fratello"

Il campano Enzo Amendola, già sottosegretario alla Affari europei, è candidato capolista alla Camera per il Pd. Entra in lizza al posto del lucano segretario regionale Raffaele La Regina che, in seguito alle polemiche suscitate da suoi vecchi Twitter su Israele e Palestina, ha rinunciato alla candidatura. Secondo alcuni quella polemica sarebbe stata scatenata ad arte, e in incognita, da alcuni esponenti lucani del suo stesso partito.

Matteo Salvini sarà candidato in Basilicata come capolista della Lega in Senato. C’era bisogno? Per i calcoli del partito a livello nazionale sì, c’era bisogno. La Lega in Basilicata è vittima di spaccature evidenti e di guerre interne più o meno sotterranee. Attraverso i suoi esponenti locali non ha dato prova di grande capacità politica e nei fatti si è rivelato un partito senz’anima, come era prevedibile. Usato come treno di passaggio da ambiziosi personaggi saliti a bordo nell’ora giusta, quella della massima popolarità del suo leader nel 2018 che ha impattato fortemente sulle elezioni regionali del 2019, grazie alla campagna elettorale condotta direttamente dallo stesso Salvini. Oggi, con una Lega che anche in Basilicata ha perso molti consensi, Salvini prova a riproporre lo schema del 2019.

Mario Turco, tarantino, già senatore e sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, vice presidente del M5S, uomo di fiducia di Giuseppe Conte, è candidato capolista al senato. La scelta anche in questo caso sembra dettata dallo stato di salute del M5S in Basilicata che, come nel resto del Paese, ha perso molti consensi. Le condizioni di quel che resta del Movimento qui sono l’esito di dure battaglie interne caratterizzate da personalismi e carrierismi. I pentastellati pagano il prezzo dell’immobilismo politico di questi anni sul territorio. E dunque meglio un uomo di Conte capolista al Senato, in modo che nessuno possa mettere in campo polemiche contro candidati locali non graditi a una parte e graditi all’altra parte. Un tentativo di compattare quel che resta del consenso evitando la frammentazione del voto sui singoli candidati locali. Però la faccenda ha preso un mezza piega diversa. Probabilmente nelle prossime ore scopriremo che all’uninominale al Senato sarà candidato Antonio Materdomini sponsorizzato da Mirella Liuzzi. All’uninominale alla Camera, l’ex sindaca di Pisticci, Viviana Verri, comunque legata alla filiera materana. Gli altri candidati sono già noti, Ad ogni modo Conte ha deciso di affidare il M5S lucano all’asse Matera-Venosa.

La candidatura al collegio uninominale al Senato in Basilicata della senatrice Elisabetta Casellati, crea tensioni in Forza Italia. Molti esponenti lucani del partito di Berlusconi sollevano barricate contro quella candidatura e chiedono che il posto venga assegnato al sottosegretario potentino all’Editoria, Giuseppe Moles. Anche in questo caso si tratta di contrapposizioni interne al partito già emerse in occasione della formazione delle Giunte Bardi bis e ter. In Forza Italia, come nel resto dei partiti, c’è guerra.

Marcello Pittella guiderà la lista plurinominale al Senato in Basilicata di Azione. Lo ha annunciato in un post egli stesso, escluso dalle candidature del Partito Democratico nel quale ha militato fino a pochi giorni fa. “Sarà una festa di popolo e di libertà! La rivincita dei territori contro i diktat romani” fa sapere l’ex governatore lucano. Il caso Pittella oltre a confermare le guerre interne al Pd, aggiunge elementi di conferma alle conclusioni a cui giungerà questo articolo: i partiti, non solo qui in Basilicata, si sono spoliticizzati o, se preferite, de-politicizzati.

“La lunga strada nel PD per me finisce qui”, scrive questa mattina il fratello di Marcello, Gianni Pittella, che nel Pd ha avuto tutto. “Il Terzo Polo di Calenda e Renzi mi pare un embrione di speranza.  Con il Terzo Polo proveremo a dire cose sensate e serie, senza promettere di più di ciò che è realizzabile e di ciò che serve all’Italia, al Sud e alla Basilicata. Come sapete per me viene sempre prima la politica. Anche se stavolta non c’è solo la politica. C’è mio fratello Marcello.” Ecco a voi, l’ennesimo trapasso “ideale” per ragioni di famiglia.

Il caso di un lucano catapultato per convenienza altrove è Roberto Speranza. Dopo la strada della Toscana che lo ha portato alle scorse elezioni in parlamento, riprova lo stesso percorso dalla Campania, evitando il suo territorio. Non avrà una campagna elettorale facile anche se candidato a Napoli, in un collegio Pd potenzialmente “sicuro”. Per il ministro della Salute e rigorista del discriminatorio super green pass già si profila la prima grana. L’ira dei dirigenti locali di Articolo Uno: “Si dissoci dai metodi di De Luca”. I suoi gliela stanno cantando da un paio di giorni: «Caro segretario – scrivono importanti esponenti di Articolo Uno, in una lettera- con sofferenza siamo costretti a rilevare che le scelte poste in essere dal partito hanno mortificato la lotta politica che abbiamo fatto insieme in questi anni, in specie in Campania. Stentiamo a comprendere come tu abbia potuto condividere le logiche di potere di De Luca che, oltre a contrastarci per anni con i metodi che gli sono propri, ti ha ripetutamente offeso e dileggiato in pubblico». Staremo a vedere.

Insomma, questa è la situazione ad oggi. Destinata probabilmente a mutare già nelle prossime ore, magari anche con spettacolari colpi di scena. Tutti gli altri partiti da Unione Popolare in poi a sinistra e a destra restano al momento relegati nel recinto della testimonianza.

Tuttavia, ed è questa la considerazione che, al momento, ci sembra più pertinente, la Basilicata è protagonista di un forte disagio della politica. Un disagio che anziché tradursi in occasione di crescita si è trasformato in disadattamento che colpisce soprattutto i cittadini.

Le candidature e le elezioni sono da sempre terreno di scontro politico, anche aspro. Oggi, però, siamo in presenza di qualcosa che va oltre: assistiamo a “sceneggiate” della peggiore specie. Siamo di fronte a una progressiva, e accelerata, depoliticizzazione dei partiti. È evidente, nei contenuti e nelle modalità dello scontro tra le forze in campo, la rimozione di ogni caratteristica riconducibile alla militanza, alle culture di riferimento, agli ideali, a programmi e prospettive che siano degni di un orizzonte politico. Il tono condominiale del dibattito e dei contenuti, gli interessi personali di carriera o di conservazione delle posizioni assunte, la litigiosità tra singoli esponenti di partito, i colpi bassi, le furberie, l’ignoranza, sono tutti ingredienti di guerre personali giocate dentro quei contenitori vuoti di cultura politica che sono diventati i partiti. Per cui “l’uno vale altro purché sia utile alle mie, non sempre legittime, aspirazioni personali.” Vorremmo votare per un partito o per una coalizione che abbia un’idea interessante di Paese, che indichi un orizzonte alle nuove generazioni, che dica con chiarezza da che parte della storia bisogna schierarsi. E invece, vogliono costringerci a scegliere tra aspiranti a un seggio in Parlamento.