Inchiesta sulla mala politica in Basilicata: le relazioni pericolose e le verità nascoste

La cena con l’ex collaboratore di De Filippo e Bardi e il racconto e le contraddizioni dell’ex direttore generale dell’Aor San Carlo

Ha ragione Leo Amato oggi su il Quotidiano del Sud-Basilicata: “C’è una doppiezza di base che attraversa la maxi-inchiesta dei pm di Potenza sulla malapolitica lucana, appena “azzoppata” dalla revoca delle misure cautelari decisa dal Tribunale del riesame”.

Noi la chiamiamo confusione, il solito tentativo di agitare le acque per sporcarne il fondo. In questa confusione si scatenano le tifoserie: tra innocentisti e colpevolisti, tra garantisti e giustizialisti. Un gioco che fa male sia alle indagini sia alla verità giudiziaria. La revoca delle misure cautelari dei personaggi chiave dell’inchiesta ha scatenato la gioia degli amici di tizio e caio, per cui gli ex destinatari dei provvedimenti del gip “sono innocenti”. Hanno già fatto il processo e scritto la sentenza. Mentre i colpevolisti appaiono delusi: “e ti pareva, la fanno sempre franca”. Anche i giustizialisti dunque hanno scritto la sentenza: “sono colpevoli, ma se la cavano.”  Questi ultimi sono più ingenui e un po’ sprovveduti. Mentre molti degli innocentisti sanno bene come funzionano le cose. Le indagini, forse, non sono concluse, ci dovrebbe essere, eventualmente, un rinvio a giudizio degli indagati, si dovrebbe fare un processo in primo grado e poi magari in secondo e terzo grado. Alla fine un giudice deciderà. Prima che tutto questo accada la folla ha già emesso la sentenza in base alle amicizie, alle prebende ricevute dagli uni (innocentisti) e in base alla rabbia, al sentimento di frustrazione degli altri (colpevolisti).

E veniamo alle novità svelate oggi dal Quotidiano del Sud. “Assomiglia a un vero e proprio corto circuito – scrive Amato – la vicenda della nomina della portavoce del dg Barresi, che stando a quanto ricostruito dagli investigatori sarebbe stata propiziata da una cena, il 29 gennaio del 2020, tra lo stesso dg, Araneo, il figlio della portavoce, Postiglione, e una quarta persona non identificata con certezza.”

Si tratta di una cena durante la quale sarebbe stata decisa la nomina del portavoce dell’ex direttore generale dell’Aor San Carlo d Potenza. Di quella nomina e delle “influenze di Giuseppe Postiglione” sulla politica, abbiamo già scritto.

“Ai carabinieri – scrive il Quotidiano – Barresi ha spiegato di non aver ricevuto alcuni tipo di indicazioni rispetto alla nomina effettuata all’indomani della cena («L’ho assunta io personalmente, perché sapevo chi fosse, ed anche perché viene da una testata giornalistica, Le Cronache Lucane. Tale testata ha condiviso la linea aziendale e non ha mai pretestuosamente attaccato l’azienda ospedaliera”). Le intercettazioni nell’ufficio di Leone, però, lo avrebbero smentito, raccogliendo la sua confessione sull’esistenza di uno schema concordato con Araneo, in cui era inclusa anche l’assegnazione dell’incarico di portavoce del governatore per un’altra testata “amica”.

Dai brogliacci di quelle conversazioni – scrive ancora Amato – non emergerebbero soltanto le contraddizioni del superteste rispetto a quanto riferito ai carabinieri. Ma persino un certo modo di pensare, alquanto particolare. Dopo l’esplosione di un vero e proprio caso politico attorno alla nomina compiuta, infatti, l’allora assessore alla Sanità Leone avrebbe riferito al dg dell’Azienda ospedaliera regionale delle pesanti ombre giudiziarie attorno alla figura di Postiglione, che all’epoca era ancora a processo per mafia, oltre che per il presunto porno-ricatto a un assessore del Comune di Potenza.

E quale è stata la risposta di Barresi, arrivato in Basilicata poco più di un anno prima da un’azienda ospedaliera campana commissariata proprio per infiltrazioni camorristiche? Una risposta a dir poco equivoca, stando al brogliaccio redatto dai carabinieri. «Barresi gli chiede se non è meglio così». E poi ancora. «Barresi gli dice che ce l’ha vicina questa portavoce».

“Il 29 gennaio 2020, stesso giorno della cena con Barresi, Araneo, Postiglione e una quarta persona non identificata con certezza, il Tar Basilicata aveva respinto il ricorso contro l’interdittiva antimafia emessa qualche settimana prima nei confronti di Giuseppe Postiglione dal prefetto di Potenza sulla base del parere espresso dal Gruppo interforze della provincia di Potenza a maggio 2019.”

Non ci stancheremo mai di insistere su un punto: il malaffare non sempre è riconducibile direttamente e distintamente ai reati del codice penale. Il malaffare agisce anche nel quadro della legalità e della legittimità del potere. Dunque, in questa fase – ribadiamo – non ci interessano gli eventuali reati punibili dalla legge che i protagonisti dell’ultima inchiesta avrebbero commesso. Ci interessa, ancora una volta, evidenziare atteggiamenti e comportamenti di uomini e donne che, nell’esercizio delle loro funzioni pubbliche, userebbero il potere per convenienze personali.