Malaffare in Basilicata. L’ingranaggio perfetto negli appalti apparentemente regolari

Le menti raffinate dell’imbroglio avrebbero architettato un sistema “mafioso” di alto livello per l’aggiudicazione delle gare

L’appalto preso di mira dai soliti veggenti questa volta è quello della “Messa in sicurezza territorio da rischio idrogeologico: Regimentazione idraulica acque meteoriche – Intervento di Ampliamento della- Rete delle Acque Bianche dell’abitato di Stigliano. D.L. 05/08/2020, annualità 2021″. Importo 990mila euro, precisi. La procedura è quella negoziata senza bando.

I soliti veggenti ci comunicano il vincitore prima che le procedure siano concluse. Naturalmente noi non ci crediamo, anche se in alcuni casi la previsione si è rivelata azzeccata: pura casualità.

Lasciando da parte questa ed altre gare, sulle quali, ripetiamo, fino a prova contraria non emerge alcun profilo di illegittimità, sicuri della correttezza del lavoro svolto dai funzionari preposti alle procedure, vi raccontiamo delle novità su come funziona, in generale, e in alcune aree della regione, il sistema degli appalti “preconfezionati”.

Dall’esperienza e dalle notizie di cronaca siamo abituati a conoscere i trucchi più famosi per manipolare le aggiudicazioni: cartello tra imprese preventivamente accordate tra di loro, il gioco dei ribassi, la tangente ai funzionari, i giochi di prestigio sull’attribuzione dei punteggi, ecc. Escamotage che trovano riscontro nelle relazioni corte tra i protagonisti delle procedure e i partecipanti alle gare. Queste modalità sono sempre più a rischio di ricorsi amministrativi e di indagini della magistratura ordinaria. Tuttavia, una soluzione per ridurre quasi a zero il rischio di essere beccati per causa di inciampi “volontari” nelle procedure, c’è: “fare tutto in regola”. Le menti raffinate del malaffare hanno trovato il modo per allungare la catena delle compiacenze e per creare a monte, fuori dalle procedure, le basi della truffa e rendere quasi impossibile l’individuazione dell’illecito. Come? Ve lo spieghiamo.

Tizio, funzionario o dirigente, avvicina l’ imprenditore Caio per informarlo della gara appena bandita o in via di pubblicazione, sollecitandolo a partecipare: “sai esce questa gara, perché non partecipi?”

Tizio sa già che l’imprenditore contattato non può partecipare. “Interessante, ma non ho il requisito del fatturato”. “Peccato – replica Tizio – ma conosci qualcuno che ha i requisiti e che sarebbe interessato a partecipare?” Tizio sa già che Caio ha un amico imprenditore che ha i titoli per partecipare alla gara. “Perché no”, risponde Caio. Però, c’è un però: “all’imprenditore tuo amico che ha i requisiti – spiega Tizio – devi invitarlo a fare un ribasso minimo, diciamo zero virgola o, meglio, deve omettere di allegare un documento o deve inserire nella busta un documento sbagliato, in cambio avrà l’affidamento diretto di altri lavori, magari più piccoli, sotto soglia, ma sai…ogni poco fa molto.” Naturalmente le promesse riguardano anche l’azienda di Caio che, prestandosi alla mediazione, ha diritto ad un compenso, anche per lui sotto forma di affidamento lavori. Ecco fatto: Tizio non ha mai avuto un contatto diretto con le imprese titolate a concorrere, queste ultime partecipano alla gara con ribassi o errori nella documentazione così come “suggeriti” dal mediatore. La procedura si svolge nella massima regolarità: verifica della documentazione amministrativa, verifica dell’offerta, ecc. Chi vince? L’impresa che doveva vincere. I veggenti non sanno che la loro previsione, anche se azzeccata, è frutto di una regolarissima gara d’appalto.

L’impresa che doveva vincere spesso si avvale del “silenzio assenso”  di alcuni politici locali, ma  anche della protezione di esponenti politici di livello più alto. Protezioni che entrano in campo soprattutto quando l’importo di gara ha un certo valore anche rispetto alle dimensioni dell’azienda “raccomandata”: dai 150 mila euro in avanti, anche se la macchina si muove alla perfezione negli appalti da 500mila a oltre il milione di euro. Sotto questo livello gira tutto il sistema degli affidamenti diretti sotto soglia. E intorno a tutto l’ingranaggio si muove un mercato grigio del lavoro fatto di raccomandazioni, favoritismi, clientele e ricatti.

A manovrare la giostra sul piano tecnico di solito sono non più di tre persone che rispondono a loro stesse e ai tutori che osservano dietro le quinte. Tutori che, naturalmente, fanno finta di non conoscere il lavoro “negoziale” preparatorio del percorso. Nessuno sa niente e se qualcuno sapesse qualcosa e dovesse un giorno parlare non avrebbe uno straccio di prova di eventuali presunti illeciti. Nessuno conosce nessuno e tutti, chi poco chi molto, ci guadagnano.

Intorno a questi appalti regolari  – ripetiamo – si crea un circuito di ditte, imprese piccole, grandi e medie, pezzi volontari dell’ingranaggio perfetto: tant’è che nel giro degli affidamenti diretti, regolari anche questi, a lavorare sarebbero sempre gli stessi imprenditori.

Senza fare di tutta l’erba un fascio, ci sarebbero nicchie di piccoli Comuni dove l’andazzo, sempre più perfezionato nel tempo, va avanti da anni. A qualcuno dovrebbe apparire strana la differenza tra lo stipendio percepito da certi Tizi e il tenore di vita da essi condotto ed esibito.

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