Sanità ammalata. Si piange sul latte versato. Ecco come si è arrivati all’ennesimo pasticcio

La chiusura, temporanea, del reparto di terapia intensiva della Neonatologia all'ospedale San Carlo di Potenza, per cui oggi tutti si stracciano le vesti, era annunciata da tempo

Le prèfiche (in senso figurato) che stiamo ascoltando in queste ore certificano ancora una volta l’ennesimo pasticcio nella sanità lucana. La chiusura, temporanea, della Terapia intensiva della Neonatologia all’ospedale San Carlo, per cui oggi tutti si stracciano le vesti, era annunciata da tempo. Il servizio momentaneamente sospeso per assenza di medici. Dei sette in servizio 6 sono in malattia. I piccoli pazienti sono stati già trasferiti fuori regione con gravi disagi per le famiglie e costi per la sanità lucana.

I genitori dei piccoli ricoverati, giustamente, sono preoccupati. Ma come si è arrivati a questo? È solo un caso? A giudicare da quanto accaduto negli anni scorsi pare proprio di no. E allora è opportuno fare un salto indietro nel tempo prima di porre alcune domande all’Assessore alla Sanità e al direttore generale dell’Azienda ospedaliera. Perché, come abbiamo già scritto, fare le vittime come se la responsabilità fosse da addebitare alla malasorte, non risolve i problemi.

Le porte girevoli della sanità lucana

Nel gennaio 2016 prende servizio, vincitrice del concorso, il direttore della Neonatologia dottoressa Camilla Gizzi proveniente dal Fatebenefratelli di Roma. La dottoressa si mette in aspettativa nell’ospedale romano. Come previsto dal contratto collettivo nazionale di lavoro e dal decreto legislativo 502/92, l’aspettativa ha durata di sei mesi prorogabile per altri sei mesi. Ma, a quanto pare, l’aspettativa della Gizzi dura 3 anni, ossia tre volte il tempo massimo concesso dalla legge. In questi tre anni il direttore risulta ancora in forza al Fatebenefratelli. Tant’è che quando, nel gennaio 2019, Camilla Gizzi lascia il San Carlo, torna tranquillamente nell’ospedale romano di provenienza dopo che lo stesso ospedale le ha intimato il rientro. Perché Camilla Gizzi per tre anni, illegittimamente, ha il piede in due scarpe, una a Potenza l’altra a Roma? Perché dedica al San Carlo 3-4 giorni a settimana? E come funzionava il reparto in quel periodo? La responsabile delle risorse umane del San Carlo, Patrizia Vinci, non si è accorta di questa anomala situazione?

Camilla Gizzi si dimette il 16 gennaio 2019 “per le vie brevi”. Quando mai in una pubblica amministrazione si va e si viene a piacimento e ci si dimette oralmente?

Le norme disattese

Nel 2017 Camilla Gizzi decide che il suo vicario debba essere la dottoressa Simona Pesce, anche per l’anno 2018. I vertici aziendali ne deliberano la nomina. Sulla base di quale procedura? Un altro medico che avrebbe i titoli per svolgere la funzione vicariale ricorre al Tribunale denunciando la violazione delle procedure di selezione. La scelta del vicario avrebbe dovuto effettuarsi seguendo le norme del contratto collettivo nazionale di lavoro e del regolamento interno del San Carlo in cui è prevista una comparazione curricolare. Di quella comparazione non sembra esserci traccia.

Nella “disgraziata” ipotesi avessero comparato i curriculum di Simona Pesce e del medico in questione, in base ai criteri di attribuzione dei punteggi stabiliti dal regolamento, l’esito della valutazione sarebbe stata palesemente favorevole a quest’ultimo: Simona Pesce 3,850, l’altro medico 16,17.

Come vedremo, non c’è stata alcuna comparazione. Intanto scopriamo che tra i criteri a base della designazione a vicario di Simona Pesce da parte di Camilla Gizzi c’è il risentimento personale nei confronti dell’altro medico. Infatti, è la stessa Gizzi a scrivere, tra le motivazioni che hanno fondato la scelta che “il dott. (…), con parole di disprezzo che ancora mi feriscono, ha chiaramente espresso in vostra presenza (medici del reparto) la sua opinione sul mio operato”. Quel medico che lavora da molti anni al San Carlo, ci dicono fonti interne, avrebbe sollevato in più occasioni critiche sulla gestione del reparto con l’intenzione di suggerire soluzioni per migliorarne il funzionamento.

Il Tribunale bacchetta pesantemente l’Azienda San Carlo

L’8 ottobre 2018 il Tribunale di Potenza, emana l’ordinanza che chiude il giudizio cautelare intrapreso dal medico ricorrente finalizzato ad ottenere l’annullamento, sotto il profilo civilistico, degli atti di nomina di Simona Pesce alla funzione vicaria del reparto di Neonatologia.

In sostanza il Tribunale rileva gravissime illegittimità che si concretizzano nella violazione della disciplina in materia e evidenzia che i motivi di tale condotta sono riconducibili a “un distorto esercizio della scelta datoriale”. Il Tribunale sancisce, tra l’altro, che non vi è stata alcuna comparazione di curriculum e ordina all’Azienda ospedaliera di procedere a una nuova valutazione curricolare per la scelta del vicario del reparto per gli ultimi mesi del 2018 (ormai il 2017 era andato e il 2018 era agli sgoccioli).

E chi se ne frega del Tribunale

Nonostante l’ordinanza del Tribunale, l’Azienda ospedaliera, con delibera n. 1188 del 22 ottobre 2018, dichiara di non essere d’accordo col giudice e conferma l’incarico di vicario alla dottoressa Pesce. Intanto c’è il problema della nomina del vicario per il 2019. Camilla Gizzi che fa? Designa nuovamente Simona Pesce. Sostenendo questa volta che la scelta è stata effettuata sulla base della comparazione dei curricula della medesima Simona Pesce e di un altro medico “essendo pervenuti alla sottoscritta al 31 dicembre 2018 i soli curriculum dei due”. E il curriculum del medico che aveva fatto ricorso al Tribunale denunciando l’illegittimità della precedente nomina della Pesce che fine ha fatto? Eppure, è stato consegnato sia alla dottoressa Gizzi sia alla direzione sanitaria il 20 dicembre. “Sì è vero – ammette la direzione sanitaria – ma si è perso”, per causa di un non meglio precisato disservizio interno. È il 16 gennaio 2019, stessa data delle dimissioni di Camilla Gizzi. E così la direzione sanitaria si impegna a rifare la procedura, includendo nelle operazioni da svolgere la omessa valutazione del curriculum del medico in questione. Ma a che cosa serve? Intanto, chi dovrebbe procedere alla comparazione, ossia il direttore della struttura Camilla Gizzi, non c’è più dal giorno stesso, 16 gennaio, in cui la direzione sanitaria, ammettendo l’omissione, ha comunicato l’intenzione di rifare la comparazione. Eppure, l’Azienda sapeva delle dimissioni della dottoressa Gizzi, e allora perché ha assunto un impegno, imposto per legge, che non avrebbe potuto mantenere?

Le soluzioni “creative” della direzione aziendale

Il reparto finisce così per non avere il direttore, dimesso e rientrato a Roma, né il vicario. Insomma si crea un vuoto e una apparente, forse preconfezionata, situazione di emergenza. E allora che si fa? Niente, si attribuisce la responsabilità di direttore della Neonatologia, probabilmente suo malgrado, al dottor Nicola Di Lascio, contemporaneamente direttore della Pediatria all’ospedale di Lagonegro. È l’8 febbraio 2019, e la delibera è la n.134/2019 pubblicata nell’albo pretorio aziendale. Ma che modi sono questi? Ancora una volta è violato il regolamento che stabilisce un concorso interno, ancora una volta violata la legge. Bisognava rendere pubblica la vacanza del posto, bisognava seguire le procedure del contratto, del regolamento e delle norme, in particolare l’articolo 19 comma 1bis del decreto legislativo 165/2001. E poi, pediatria e neonatologia non sono la stessa cosa e la terapia intensiva a neonatologia è roba molto seria. Come fa il medico di Lagonegro a svolgere contemporaneamente le due funzioni così delicate? Quante volte quel medico è a Potenza per svolgere la funzione? La verità, probabilmente, è che il direttore, nei fatti, lo fa Simona Pesce.

Tra il 18 e il 19 febbraio i dirigenti dell’Azienda, in primis Massimo Barresi, ricevono un dettagliato invito ad annullare in autotutela la delibera 134. I dirigenti, in risposta all’invito, firmano tutti e quattro – Vinci, Berardi, Picerno e Barresi, una lettera in cui a parte i soliti zig zag burocratici affermano che: “La deliberazione del direttore generale n. 134/2019 si configura non come conferimento di incarico di sostituzione ma come un ampliamento, se pure temporaneo, delle responsabilità del Direttore di struttura complessa…” Ampliamento delle responsabilità! Che cos’è questa novità? È una nuova fattispecie contrattuale? Lo prevede una norma? È scritto nell’atto aziendale? Macché! Semplicemente è un gioco di prestigio. E il direttore generale Massimo Barresi da quando è stato nominato sembra essere un esperto di illusionismo.

 Il concorso per direttore di Neonatologia

Tuttavia, il direttore generale dell’Azienda, Massimo Barresi, pochi giorni dopo il suo arrivo al San Carlo, decide, con delibera n. 91 del 25 gennaio 2019, di indire un avviso pubblico per la copertura dell’incarico di direttore di Neonatologia.  Tra gli ammessi, in tutto cinque, Simona Pesce.  La convocazione del colloquio, salvo ulteriore rinvio, è fissata il 31 luglio prossimo. E siamo alle solite.  La delibera di indizione del concorso è stata impugnata. Le ragioni dell’impugnativa sono evidenti. Perché fai un concorso quando c’è già una graduatoria ancora valida di una selezione già espletata nel 2015, quella nella quale la dottoressa Gizzi si è classificata prima è l’altro medico secondo? Quella graduatoria era, alla data del 16 gennaio 2019 (data della risoluzione del rapporto tra l’AOR e la Gizzi) ed è – ancora –  efficace. Tant’è che il legislatore, con la legge di bilancio per il 2019, art. 1 comma 362, lett. c, ha chiaramente stabilito: “… la validità delle graduatorie approvate nell’anno 2015 è estesa fino al 31 marzo 2020”. E se non bastasse, per le ipotesi in cui una graduatoria sia ancora vigente, il Ministero della Salute – Direzione Generale Professioni Sanitarie – in un proprio articolato parere (n. 59636 del 23/12/2015) ha affermato che non è possibile procedere a nuovo avviso, ma che sussista l’obbligo dello scorrimento delle graduatorie.

L’Azienda San Carlo lo sa bene. Non a caso per la nomina del primario di Neurologia, ha seguito la procedura corretta dello scorrimento della graduatoria esistente. E perché a Neurologia sì e a Neonatologia no?

Alla richiesta di revoca del bando, con invito ad utilizzare le procedure corrette, il direttore generale dell’Azienda San Carlo, Massimo Barresi, risponde sostanzialmente con un “possiamo chiamare chi vogliamo”. La vicenda è stata sottoposta al vaglio della magistratura. Intanto il concorso si è fatto e si è giunti alla nomina del nuovo direttore della Neonatologia.

E veniamo a oggi.

Dicevamo della chiusura, seppure temporanea, della Terapia intensiva di neonatologia. Per affrontare il problema è stato chiamato in servizio a Potenza, il primario della pediatria di Melfi, Sergio De Marca. E il facente funzioni, Nicola Di Lascio che fine ha fatto? E il nuovo primario che fine ha fatto?

Se non ci sono neonatologi chi garantisce per la sicurezza dei parti? La presenza di tale figura medica è assolutamente dovuta durante un parto. Se, disgraziatamente, dovesse nascere un bambino asfittico chi lo rianimerebbe? Saranno trasferite anche le partorienti?

E infine, perché si è permesso che accadesse tutto questo?

Quando avrete finito di piangere sul latte versato, potreste gentilmente rispondere alle mamme e ai papà che avete gettato nella disperazione?

 La Commissione d’inchiesta

Il presidente Vito Bardi e l’assessore alla sanità Rocco Leone comunicano che “a seguito di improvvise e improvvide malattie che hanno costretto a letto sei dei sette medici attualmente in carico al reparto e uno a casa per infortunio, il reparto si è trovato totalmente privo di personale medico. Per evitare problemi ai piccoli pazienti la Direzione sanitaria unitamente al Consiglio medico ha deciso la sospensione temporanea di ogni attività trasferendo i piccoli in strutture adeguate. Questo al fine di tutelare la salute dei piccoli degenti. Nel frattempo sono state avviate misure a supporto delle famiglie per alleviare i disagi. È del tutto evidente che questa serie concatenata di eventi, imprevisti ed imprevedibili, che non ricadono nella diretta responsabilità di chi dirige l’ospedale San Carlo ha prodotto questo breve momento di crisi. C’è da dire che nel corso di questo anno la Direzione ospedaliera dell’Aor San Carlo ha fatto quanto in suo potere per eliminare la carenza di medici neonatologi che sono una branca altamente specialistica nell’ambito del reparto. Il 15 settembre prossimo venturo il reparto sarà nella sua piena funzionalità. Allo stato sono state poste in essere tutte le misure per fare superare ai piccoli pazienti e alle loro famiglie questo disagio”.

Il Dipartimento regionale alla Sanità ha avviato immediatamente su indicazione del presidente Bardi una commissione di inchiesta interna per verificare tutti gli aspetti di questa vicenda.

Eventi imprevisti e imprevedibili? Ma per favore. Commissione d’inchiesta? In questa regione quando non si è capaci di anticipare i problemi e di risolverli si fanno le Commissioni d’inchiesta, tanto per menare il can per l’aia delle responsabilità che, naturalmente, non sono mai di qualcuno. Ci risulta che la Giunta Bardi fosse stata allertata su quanto accadeva nel reparto già nei mesi scorsi.